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18 gennaio 2010 | Domino Records | Anna Calvi |
Rider to the Sea
Omonimo debutto per Anna Calvi, novità discografica della scuderia Domino Records, dal taglio ruvidamente oscuro. Questa “naiade” dalla voce cruda e tenebrosa, mossa da ventate di romanticismo classico (Ravel, Debussy), soffi di surrealismo (David Lynch) e da slanci creativi generati da disparate fonti d’ispirazione (Jimi Hendrix, Captain Beefheart, Maria Callas, Nina Simone, Scott Walker), dà alle stampe un album viscerale, sorretto da un’ampia varietà stilistica. Dopo la cover di Jezebel (scritta da Wayne Shanklin, interpretata da Frankie Laine e successivamente da Edith Piaf) e i concerti di apertura dei Grinderman di Nick Cave, la Calvi propone un disco elegante, dalle nuance musicali cupe e dalle fosche suggestioni acustiche, avvalendosi di una voce profonda, di una chitarra asciutta e servendosi della collaborazione di Mally Harpaz (chitarra, harmonium, percussioni) e Daniel Maiden-Wood (batteria, cori). La forza del cantato domina quaranta minuti di musica elegante e retrò.
I pezzi sono immediati e raffinati, dalle melodie nude e linearmente misteriose, a partire dalla desertica intro strumentale Rider To The Sea, mentre sussurri strumentali e vocali si diffondono in No More Words e si fanno più pungenti in Desire. La ricercatezza sonora dell’album fonde lirismo virtuoso (The Devil) ad atmosfere aride e nebbiose, che sfumano nell’opacità rarefatta e fuligginosa di suoni (Love Won’t Be Leaving, Morning Light).
Un buon disco d’esordio che mette a frutto le capacità vocali e cantautorali della Calvi. Da eludere inappropriati ed eccessivi raffronti con Pj Harvey, se non per accostarli all’ottima produzione di Rob Ellis.