Rossi VS Brondi: la guerra generazionale dei Vasco

E’ uscito il nuovo video di Vasco: sai che novità, direte voi. Il brano si chiama “Eh… già”, ed è un brano iper-tipico, nel senso che dal punto di vista musicale non dice nulla di nuovo per Vasco, tanto che ogni commento sarebbe superfluo e ripetitivo.

Ciò che è interessante piuttosto è il messaggio veicolato dal videoclip stesso: sfondo di cartone verde, il Blasco si presenta senza trucco, spelacchiato, con due dita di occhiaie, vestito in maglietta a righe e felpa borchiata da bimbominkia, mentre, gesticolando per 4 minuti, ti spara up in your face che lui “è ancora là”. A quasi sessant’anni lui si può permettere di fare air-guitar in video, mostrarti i denti marci, alzare il dito al cielo e far ballare la panza, e tuttavia avere ancora stuoli di fans adoranti. Il finale poi è da bonjour finesse: ripetutamente, come se non fosse già abbastanza evidente, si liscia le sopracciglia con il dito medio, mandando affanculo i detrattori e proclamando il suo regno indiscusso per altri cento anni con un brano che con due frasi messe in croce esprime un concetto limpido: potete inventarvi quello che vi pare, io da qui non mi muovo.

A questo punto non posso non pensare all’altro Vasco, il Brondi, il poeta di questi cazzo di Anni Zero (quello giovane per davvero), e a quanto un abisso separi questi due personaggi tanto amati ed odiati allo stesso tempo, tanto da renderli (nel grande e nel piccolo) delle icone.

Tanto quanto Rossi fa una sfacciata exploitation di sé stesso nei video, tanto Brondi non compare mai nei video ufficiali. Se il primo è estroverso e fa gestacci al pubblico, il secondo è praticamente chiuso a pizzetta sulla sua chitarra e non guarda mai di fronte a sé. Quando il Blasco ti piazza una hit come Rewind con due-parole-due di ritornello, Le Luci ti inondano di una diarrea di parole che si risolve in un sermone che nessuno sa dove vada a parare veramente, dove l’autore si lamenta e prende atto della situazione di merda in cui si trova, e che poi finisce lì.

Vasco Rossi a 60 anni ti fa il dito medio.
Vasco Brondi urla ad occhi chiusi e non ti guarda in faccia.
Vasco Rossi ha fatto la sua rivoluzione.
Vasco Brondi più che altro dipinge la situazione, ma non è attore della stessa.
Vasco Rossi comunica in maniera sintetica, diretta, esplicita, difficile da fraintendere.
Vasco Brondi dice “cristi fosforescenti”.
Vasco Rossi tromba come un riccio.
Vasco Brondi parla di preservativi troppo costosi (alla faccia dell’erotismo).
Vasco Rossi è milionario.
Vasco Brondi sarà fortunato se arriva al terzo album.

Si potrebbe dire che siamo arrivati praticamente al ribaltamento dei ruoli: nell’Italia del potere geriatrico sono gli anziani come Vasco Rossi ad essere ricchi, a dire parolacce, a scopare e ad avere la faccia come il culo di sbattertelo in faccia, mentre i giovani, ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici, hanno ceduto tutto questo in cambio di un atteggiamento aggressivo-passivo fondamentalmente rassegnato e poco fattivo. Non è che vi hanno fregato? La lotta armata al bar, in fondo, è un titolo azzeccatissimo.