Malachai – Return to the Ugly Side

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Marzo 2011 Domino Records Malachai.tv/

How You Write

“Oltre che piovere sempre qui a Bristol non succede null’altro, ma la buona notizia è che i Massive Attack e il musone/diavoletto Tricky sembrano scomparsi, approfittiamone, urge una rovistata generale!”.
Questo è quanto devono aver pensato il dj cantante Studio-Gee e l’MC Scott, maestri  di mush-up e cut-up celati sotto l’egida “Malachai” al momento di ritornare sul luogo del delitto per diffondere “Return to the ugly side”, il follow-up del debutto dello scorso anno “Ugly side of love”, disco dimenticato in quattro e quattr’otto dai “mercati generali” alternativi nonostante il Kodaktico e fantasmagorico contenuto souply psichedelico infettato da trip-hop lunatico, funky poppato agli anni 60’s, funghetti e praticelli energetici e sedanti.

E tentano – in questo secondo appuntamento –  la carta della completezza stilistica, a metà strada tra strani Spiritualized ed improbabili Polyphonic Spree, ma di ognuna di queste influenze –  pur sfruttando i riferimenti con indovinate trovate di studio – la doppietta Malachai non indovina la chiave di genius e l’intuizione positiva a monte, praticamente si diluisce nella reiterazione degli stessi canoni ma con un robusto “dimagramento” di lucentezza e abbaglio.

Ovviamente loro provano a fare gli sboroni “cresciutelli” con la convincente partenza oscura e guignolesca dell’intro di “Monster” o con lo sfregio rock duro di “Mid antarctica”, traccia dalla dentatura acuminata attaccata da carie, ma scordano una fase molto importante, cioè di mettere in musica la carica dell’urgenza preferendo il rassicurante parcheggio in quell’area sicura e confortante che stenta a far ritornare nel lettore un disco ben fatto, ed in più macchiato del peccato originale, che fatica a stare in bilico sul bordo del superfluo.

Non v’è dubbio che la band inglese dimostra chiaramente d’aver chiari uno stile ed una strada, ma allora perché non aumentare i led luminosi e le pirotecnie assordanti per colorare in di più questo secondo appuntamento sonoro invece che fare economia d’energia e morigerarsi in diete pentecostali di suoni e “move it eclatante”? Non si sa, questo ce lo dirà il passare del tempo, per ora ci rimane tra le mani questa scatolina sghemba che ci fa registrare il trip-hop succhiato dalle vene sclerotiche dei Lamb “Rainbows”, il classicume dello slow jazzly “How you write”, una dose a minimo sindacale di psych noise “(My )Ambulance” ed una bischerata simil Beatles under morphine di nome “No more rain no Maureen”.

Sì, a Bristol piove quasi sempre, i Massive Attack e Tricky sono assenti ed i Malachai sono in totale rapporto con una strada maestra che ripercorre i luoghi topici dell’avarizia di nuovi inputs.