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5 giugno 2011 | Domino | ArcticMonkeys.com |
She’s Thunderstorms
Quattro dischi in sei anni non sono pochi e gli Arctic Monkeys arrivano a questo traguardo assolutamente in discesa grazie ad una carriera esplosa ancora prima che uscisse l’esordio del 2006 “Whatever people say I am, that’s what I’m not” che ha garantito loro di lavorare tranquilli avendo ai loro piedi fans e critica adorante.
Ma dopo un po’ di tempo è necessario tirare delle somme, quindi per Alex Turner e gli altri tre ragazzi di Sheffield si è rivelata la necessità di alzare il tiro qualitativo delle composizioni. Questo “Suck it and see”, a parte l’orribile titolo e la copertina allo stesso livello, mostra il gruppo in buona forma, merito anche dell’ottimo lavoro di produzione di James Ford (già produttore dei Klaxons), capace di esaltare e sospingere alcuni pezzi quali She’s thunderstorm, Reckless serenade, la title-track e All my own stunts. Soprattutto Ford si prende il grande merito di dare senso ad alcune costruzioni tutt’altro che originali rese decenti come Don’t sit down cause I’ve moved your chair, Library pictures o Brick by brick (quante volte abbiamo già sentito un pezzo del genere negli ultimi… uhm… 30 anni?).
Insomma, siamo purtroppo lontani da un disco bello dall’inizio alla fine, ma i ragazzi crescono e stanno dimostrando di migliorare. Probabilmente non riusciranno mai a riempire il gap tra qualità e successo, ma sono circondati da illustri colleghi messi come se non peggio di loro. Quindi perché prendersela? Piuttosto prendiamo quel che c’è (stavolta non ci è andata proprio così male), anche se è un po’ triste dirlo.