Sun Araw – Ancient Romans

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2 Novembre 2011 Drag City SunAraw.com

Dimenticate le eroiche gesta di Enea e le leggendarie avventure  capitoline narrate nei dodici faldoni di Tito Livio.

Nell’orgiastica bolgia contemporanea che svilisce gli eroi ad archetipi e riduce la storia a narrativa di frontiera, Cameron Stallones, a.k.a. Sun Araw, riscrive il passato remoto su cui la cultura moderna ha costruito le proprie basi e risveglia dall’abisso i grandi padri eruditi chiamati a stabilire nuovamente ordine sulla polverosa terra.

Il poeta Lucrezio apre il rituale liturgico poggiando le pesanti e dinoccolate dita sulle manuali; il canto liquefatto dell’organo si propaga nelle viscere legnose del vascello e risveglia le anime a lungo dormienti (Lucretius). Un suono paludoso e notturno, intriso di sabbia e alghe, si protrae fino al mattino e giunge, gelosamente custodito dalle conchiglie reali, fino alle coste (Crown Shell).

La civiltà si risveglia inebetita, inerme di fronte agli sferragli magnetici delle corde metalliche inflitti dalla ciurma demoniaca approdata col sole all’orizzonte sulle spiagge di Creta (Crete).

Il Liuto e la lira accompagnano beffardamente gli uomini verso il castigo eterno, rei di  aver permesso che avidità e noncuranza prendessero il sopravvento. E’ una marcia lunga, silenziosa e malinconica. Liberatoria (Lute and Lyre).

A Delfi non rimane più alcuna traccia di vita; la luce si nasconde, il vento fischia tra le macerie e riempie la sacche delle cornamusa (At Delphi).

Della civiltà romana non rimane più nulla: le dimore deserte sono avvolte da rampicanti tropicali; nell’impluvio, in mezzo al cortile, le gocce d’acqua cadono inarrestabili dal cielo e danzano incessanti sulla superficie attendendo che la chimica crei nuovamente la vita (Impluvium).

Dub psichedelico condito da innesti elettronici, colpi di chitarra e vocalismi cupi; l’atmosfera lo.fi permea un disco a tratti estenuante, ma mai ripetitivo.

“Ancient Romans” potrebbe essere il lato oscuro del capolavoro d’inizio anno firmato Peking Lights. Nel complesso due opere mistiche il cui ascolto pare essere complementare ed essenziale.