10 cd nel lettore di… Andrea Prevignano

Andrea Prevignano vive a Roma. 
Mette insieme pranzo e cena lavorando per una nota emittente radiofonica e scrive su una nota rivista musicale. 
A tempo perso cura il blog “Preavy Rotation”. 

E questo è ciò che lui dice di sé.

Io aggiungo che il suo nome, in effetti, parla da solo ed è sinonimo di garanzia e qualità. No, non sto cercando di vendervi un materasso, ma gli appassionati sapranno sicuramente che la Preavy Rotation è una delle rubriche più interessanti del web.

Vengono messi in vetrina artisti che meritano indubbiamente un ascolto piuttosto che un approfondimento.
Cultore della musica, quella buona, Andrea è piacevole da ascoltare e incanta gli ascoltatori con il suo savoir-faire: un po’ da saputello, diciamolo, ma lui è uno che se lo può permettere. Incrociato nel mio cammino ormai diversi anni fa, devo ringraziarlo per la scoperta di tante belle cose e di alcuni primi ascolti ai quali mai mi sarei accostata se non fossero stati suggeriti da uno che se ne intende.

Ed ecco cosa ha inserito lui nei suoi 10 cd, tutti da ascoltare.

Caretaker – An Empty Bliss Beyond This World (2011, History Always Favours The Winners)
Il crepitio della polvere che si insinua tra i solchi di vecchie lacche, il braccio del giradischi cigolante. Musica da ballo per orchestra, pop jazz bianco anni Trenta, Quaranta, dalle parti di Tommy Dorsey e Woody Herman. Caretaker (James Leyland Kirby) ne usa frammenti, li ripete ossessivamente, intere frasi ritornano in loop estenuanti, la musica collassa, si inceppa, riparte. Ispirato a una ricerca medica del 2010 sulle capacità dei malati di Alzheimer di riesumare episodi del passato grazie alla musica, An Empty Bliss regala una struggente colonna sonora costruita sull’affannosa ricerca del ricordo.

Emil Beaulieau – Kill The All-Noise Japanese Artists (1995, Pure)
Li vuole uccidere, ma in realtà li ama. Emil Beaulieu (Ron Ressard, titolare della noise label RRR), che definisce se stesso “il più grande artista noise vivente americano” – e rischia di avere ragione – rende omaggio ad alcuni amici del japanoizu, in un lavoro di editing analogico, scomponendo e riciclando l’harsh noise di artisti come Merzbow, Aube, Hijokaidan, Masonna, Incapacitants e rendendolo un collage comico e vulnerabile. Un tributo affettuoso.

Gas – Pop (2000, Mille Plateaux)
Wolfgang Voigt costruisce droni eterei in totale distorsione e fuzz, e sullo sfondo la cassa inesorabile di una 808 cresce, secondo un numero di bpm invariabile (80?) lungo tutta la durata dell’album. Dinamicità e staticità al contempo. Musica per scenari industriali in dismissione. Ideale per una passeggiata al Gasometro di Ostiense o sul Ponte della Ghisolfa.

Cornelius Cardew & David Bedford – The Great Learning & Two Poems (2002, Deutsche Grammophon)
Singolare album split per due dei principali compositori contemporanei. In The Great Learning 2 (1971), Cardew impone un’improvvisazione “da spartito” alla sua Scratch Orchestra, intrecciando voci angeliche (la lettura di venticinque sentenze del confucianesimo) e percussioni tribali (le parti ritmiche sono distribuite in base a un’alea controllata); i coristi scelgono le altezze delle note assegnate e vengono ciclicamente invitati a copiarsi reciprocamente. Bedford, alla guida del coro della Radio Nazionale Tedesca di Amburgo, nei due poemi sceglie una gestione più allineata alle sperimentazioni sulla voce di artisti come Berio e Xenakis. Musica da Vacanze Intelligenti.

Alexander Skrjabin – Sonata No. 6 (1911)
Alcuni celebri esecutori e lo stesso Skrjabin si rifiutarono a lungo di suonarla, per la sensazione di oscurità opprimente che la composizione sprigiona. Una delle opere più atonali, misteriose e maledette del tardo romanticismo, e in genere della musica colta, tanto più che Skrjabin cercò di esorcizzarla con la successiva sonata (Messa Bianca). Meglio se nell’esecuzione di Ashkenazy (su Scriabin: The Piano Sonatas, 1997, Decca).

Curtis Roads – Point Line Cloud (2005, Asphodel)
Suoni cangianti sottoposti a riposizionamento casuale, variazioni improvvise di altezza, ampiezza, timbro, durata. La musica di Curtis Roads, compositore elettronico ed elaboratore di software musicali, non sta mai ferma, sottoposta com’è a un continuo morphing, ridotta a pulviscolo sonoro, secondo un estetica puntillista portata a estreme conseguenze. Point Line Cloud, che raccoglie lavori tra il 1999 e il 2003, è uno dei migliori degli esempi di sintesi granulare. Glitch estremi, musica da computer in avaria.

Eleh – Location Momentum (2010, Touch)
Un lavoro inattaccabile, a meno di muovere appunti al concetto stesso di suono. Eleh propone in “Location Momentum” la sua ennesima variazione sul tema dell’ur-suono, frequenze purissime minimamente trattate (inavvertibili o quasi le variazioni microtonali), come in “Circle One: Summer Transcience”, dove stringhe da una manciata di hertz fanno da contraltare a un drone pulsante ultrabasso. All’origine di tutto.

KK Null – Oxygen Flash (2008, Neurot)
Musica dagli spazi siderali più remoti, la risposta del cosmo alle sollecitazioni digitali di Kazuyuki Kishino (KK Null/Zeni Geva). Costato due anni di lavoro tra il 2006 e il 2007, Oxygen Flash alterna esplosioni harsh, oscillatori impazziti e synth analogici in un’eterna sinfonia psichedelica dalle oscurità dell’universo. Se i Tangerine Dream non si fosse compromessi. Space oddities.

György Ligeti – Edition 5: Mechanical Music (1997, Sony Classical)
Poème Symphonique For 100
Metronomes (1962): poema sinfonico per un direttore, dieci esecutori e cento metronomi che battono a diverse velocità e per lassi di tempo diversi. La partitura ha un suo schema severo che prevede le modalità di reperimento dei metronomi, il loro posizionamento su una struttura piramidale, le modalità iniziali di caricamento (al massimo dell’estensione) e di microfonazione, il numero di oscillazioni, il silenzio che deve precedere l’esibizione. Quando Ligeti si divertiva a giocare a Fluxus.

Gerald Jupitter-Larsen And The Haters – A Song For Nihilism Now (1980, Jupitter-Larsen)
Mentre il mondo giocava alla nuova onda del pop, l’uomo senza volto GX Jupitter-Larsen e i suoi Haters da San Francisco esordivano con un singolo a mezza strada tra le imprese sanguinarie di Henry Lee Lucas e una versione in eroina dei Residents. Urla strazianti, voci in distorsione, larsen in bassissima fedeltà, filastrocche zoppicanti, elettrodomestici rotti. L’inizio di una brillante carriera senza compromessi.