Salmo – Death USB

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Oggi, la scena rap italiana fa pena, ma è anche un esempio eccellente di cosa succede quando sbagli tutto per troppi anni: in generale, finisci come Esa. Certo, abbiamo Kaos, Danno, Lugi, Blue Nox Academy, ma abbiamo anche Emis Killa. Ora, senza perderci in troppe parole, Death USB potrebbe essere l’aria nuova di cui avevamo bisogno.

È difficile parlare di questo disco, perché è una di quelle cose che preferisci tenere per te. Uno di quei cinque o sei album che lasci nel lettore sempre, e che ascolti ogni volta che devi stare un’ora su un autobus puzzolente, in mezzo a gente di merda, per andare in un posto che ti fa schifo.
Nei corsi di scrittura, ti insegnano che il modo peggiore di caratterizzare un personaggio è descriverlo. Insomma, nel tuo prossimo romanzo, se vuoi che il tuo protagonista appaia taciturno, sarà meglio che tu non scriva che è taciturno. Piuttosto, non farlo parlare con nessuno.

Tornando rapidamente a noi, ma tenendo bene a mente questa regola: i Club Dogo scrivono che sono contro tutto quanto, Salmo manda a fanculo tua madre. Mi pare che la differenza sia chiara. Quello che entusiasma, di questo disco, è che ti sembra di sentirlo sudare e sputarti mentre parla. Salmo fotografa la realtà (sua, ma anche nostra) con lucidità e ferocia e finisce che lo ascolti, abbassi la testa e aggrotti le sopracciglia. E anche quando cade in qualche cliché di troppo, quando nomina con troppa leggerezza la religione o la polizia, glielo perdoni, perché magari ti ha fatto venire la pelle d’oca, qualche verso più su.

Musicalmente, Death USB è un altro mondo, in equilibrio tra dubstep, hardcore e rap old school. Insomma, già è un miracolo che oggi un disco rap ti faccia pensare a Dj Zeta, ma se poi ti ricorda pure Skrillex deve esserci qualcosa di più. La scelta dei featuring è perfetta e Primo Brown forse è il padre di Salmo. Ne La 25a ora, Edward Norton, prossimo alla galera e spaventato, si fa prendere a pugni dal suo migliore amico. Questo disco è così: ti prende a pugni, ma è necessario e finisce per piacerti da morire.