Sleigh Bells – Reign of Terror

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Teddy college, Rayban e hipsterometro ai massimi storici.
Il nuovo prodotto targato Sleigh Bells è roba da milanesi che sfilano la sera al Plastic (R.I.P), con i loro chiodi truccati e i giovani baffettini da portoricano. “Reign Of Terror” esce per la Sony a due anni di distanza dall’acclamato esordio discografico che era valso al duo di Brooklyn una sfilza di recensioni a cinque stelle.
Sottofondo da stadio, count down e chitarra motorizzata aprono il disco e preannunciano intenti belligeranti, sanguinosi e violenti, riposti però in cambusa sin dalle successive battute; i feroci feedback della chitarra di Derek vengono ben presto ricacciati nei pick-up e dopo un paio di pezzi è chiaro che a comandare tra i due è la voce bianca di Alexis. “Comeback Kid” e “Demonds” sono due sussulti tutto sommato piacevoli, se non altro per gli appassionati del genere. “End Of The Line” dichiara un temporaneo armistizio;  non esiste del resto alcuna rivoluzione senza un ballo e allora spazio alle melodie vocali ansimate e ai riff elettrici che rimandano ai Raveonettes di “In and Out Of Control”.
Permane l’alone noise e vagamente lo-fi dei primi tempi, ma il suono appare più amalgamato e risulta meno convincente per una band che aveva fatto proprio della contraddizione stridula tra le diverse parti il proprio punto di forza.
I “campanacci da slitta” smarriscono in parte l’attitudine glitch e il piglio da cheerleader riottose che aveva caratterizzato “Treats”, mentre si impone, fino ai limiti del commerciale, l’animo pop.
C’è poco da dire: la battaglia si risolve in un lampo e il regno del terrore, se mai stabilito, è già stato deposto senza aver destato paura alcuna. Abbiamo la pellaccia noi: “Born To Lose”.