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3 Luglio 2012 | DeadOceans.com | aptbs.tumblr.com | ![]() |
“Padroneggiare il rumore”: questo il nirvana verso il quale puntavano mastro Ackermann (per intenderci un personaggio che produce e commercializza effettistica per chitarra sotto il moniker “Death by Audio”) e i suoi dissonanti alchimisti sonici (fuori il bassista Jono Mofo, dentro Dion Lunadon, implacabile-inamovibile Jay Space dietro alle pelli).
Un percorso legato imprescindibilmente ai fumi di scarico della Grande Mela quello dell’inscatolamento del rumore nel formato (non-)canzone: dai baccanali distorti dei Velvet Underground ripresi da Andy Warhol nella Factory newyorkese ai mantra showgaze dei My Bloody Valentine, passando per il rumore bianco dei Sonic Youth.
Ci sono voluti ben tre anni, intervallati unicamente dalla caramella-noise dell’ep “Onwards to the Wall” ad ingolosire fan e addetti ai lavori, ma l’incantesimo (o la stregoneria?) è andato decisamente a buon fine: ancora orgogliosamente marchiati come “the loudest band in N.Y.”, gli APTBS riescono con “Worship” ad incanalare le vagonate di fuzz accumulate in questa lunga pausa in quello che può definirsi il loro lavoro più maturo nonché il più coraggioso.
Rievocare la dark-wave più macabra, blandire certe linee di basso di matrice post-punk, rimembrare il grunge più oltranzista arrivando addirittura a lambire cavernosità industrial-i: dove sta l’azzardo in questo evidente rincorrersi di citazioni e rimandi? 1.nel permettersi con tanta sfacciataggine e disinvoltura di giocare con buona parte della storia del rock rumoroso di oggi e di ieri (padronanza di contenuti, dicevamo) 2.nel non rimanere invischiati (ma anzi svincolarsi sapientemente e gradualmente) in dettami didascalici di genere approdando ad un utilizzo moderato della melodia “ortodossa” di scuola Jesus & Mary Chain, indicando la retta (e non banale) via agli shogazers degli Anni Dieci. Piccoli-grandi terroristi sonori crescono, molto bene.