ATTITUDINE E VISUAL: Dopo Trentemoeller e i Modena City Ramblers, al Brancaleone arrivano sonorità post punk con fusioni jazz: il ritorno tanto atteso dei Confusional Quartet. Il palco è piccolo, ma fisicamente basta e avanza per ospitare i quattro componenti. È l’esplosione musicale che esce dal basso di Lucio Ardito e dalla chitarra di Enrico Serotti che sembra incontenibile: i suoni pompano, volano verso l’alto e rendono l’aria elettrica. I brani sembrano avere una spina dorsale comune dalla quale si diramano espressioni funk penetranti, che entusiasmano e incantano.
In apertura a I Giardini di Mirò, i Confusional Quartet hanno rubato loro la scena con la semplicità di chi è sul palco solo per suonare ed è in grado di farlo con un’innata maestria: la padronanza degli strumenti è qualcosa che si accentua in un live, ed è stato emozionante assistere a tanta dirompente bravura.
AUDIO: Coinvolgente e vibrante, il sound dei Confusional Quartet ha fatto tremare il Brancaleone, che si è riconfermato anche in questa occasione come un locale adatto ad ogni tipo di live caratterizzato da sonorità forti e calde.
SETLIST: Da poco usciti con il nuovo album, i Confusional Quartet hanno presentato i nuovi brani dall’album omonimo. Futurfunk, brano di apertura del disco e del live, è come fosse la chiave di lettura per capire cosa ci si deve aspettare da questo gruppo: l’apoteosi.
MOMENTO MIGLIORE: È stato un flusso continuo senza sosta. Non ricordo per quanto tempo abbiano suonato: un’ora? Meno? Non lo so, l’unica certezza è che avrei voluto andassero avanti ancora. Parliamo di un’esibizione che musicalmente ha smosso qualcosa dentro, ed ha trasmesso in modo continuativo emozioni: una miscellanea di sensazioni che si sono sparpagliate nel locale ed hanno raggiunto tutti.
PUBBLICO: Il pubblico presente per lo più attende I Giardini di Mirò. Ma è una folla di curiosi quella che si vede dinanzi al palco: silenzi, sorrisi, stupore e ammirazione. Incluse molte gambe che non riescono a stare ferme e iniziano a sentire il ritmo virale e forte del quartetto bolognese. Dai ventenni agli over 40, sono tutti concentrati ad osservare l’energia e la velocità insita nelle dita che pizzicano, toccano, affondano e solleticano basso e chitarra.
CONCLUSIONE: Dopo 30 anni di silenzio discografico i Confusional Quartet sono tornati e mai come adesso potevano portare una ventata di aria fresca con le psichedelie di questo nuovo lavoro. Il loro è un live apparentemente calmo: gente di poche parole, non è importante perdersi in chiacchiere. Loro fanno musica: accidenti se la fanno, è sensazionale accorgersi di quanto siano musicalmente preparati e competenti. Che il punk e tutto quel filone lì non è roba semplice, soprattutto se suonato dal vivo.