Flume – Flume

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20 anni, australiano, faccia pulita, maglietta e cardigan blu, posta sul suo blog Wolfgang Amadeus Phoenix come ascolto natalizio, si fa picchiare da uno della security per aver fatto crowd surfing ad un concerto di Totally Enormous Extinct Dinosaurs (che lui stesso ha aperto).

Profilo interessante quello di Harley Streten aka Flume, nuovo fenomeno dell’elettronica australiana. Dice di aver scoperto il mondo del djing a 13 anni grazie ad un cd trovato in una scatola di cereali. Precoce, il ragazzo. Poi 7 anni dopo pubblica il primo Ep su Future Classic e nel giro di pochi giorni si innesca quel meccanismo fatto di likes e visualizzazioni su Youtube: la via moderna al successo. Tre gli amori dichiarati: la trance anni ’90, l’elettronica francese e FlyLo. Dei primi due, in quest’ album d’esordio, non v’è traccia, mentre il legame con Flying Lotus merita un discorso a parte. L’incontro col pruducer di Los Angeles avviene trasversalmente attraverso i riferimenti, questi forti e diretti, ai recentissimi sviluppi del filone wonky (vedi artisti come Tnght o Disclosure).

Nonostante ciò, prendendo in considerazione le diverse finalità dei loro lavori, le strade fra i due artisti si separano. La musica lotusiana è “impegnata”, nasce da esigenze di sperimentazione, quella di Flume persegue uno scopo meno nobile ma non meno importante: farci ballare. Harley non mostra il minimo timore neanche nell’ attingere a tutto quel mondo post-dubstep\soul del dopo Blake. Due anime, quella wonky e quella post-dubstep, che vanno a braccetto e trovano degna rappresentazione in Space Cadet (la più lotusiana) e Holdin On (alla Sbtrkt). Se a quanto detto sommiamo la giusta dose di catchiness (soprattutto nel singolo Sleepless) e un po’ di sano hip hop (vedi On Top), ci sarebbero potenzialmente tutti gli elementi per l’ennesimo album che ti propina le solite cosette indie modaiole senza un filo logico. Se non altro sarebbe stato lecito aspettarsi, vista l’ampia gamma di generi in ballo, una gran confusione. Invece, il giovane producer lascia da parte l’ambizione optando più volte per soluzioni semplici che, a giochi fatti, si rivelano quanto mai azzeccate.

Quando “non osare” diventa cosa buona e giusta. Flume è un esordio senza particolari pretese, sincero, ben confezionato, piacevolmente sorprendente. Non resta che domandarsi quanto dell’enorme successo sia dovuto all’hype e quanto all’ effettiva qualità del disco. La verità, in questo caso, giusto per alimentare il luogo comune, sta nel mezzo.