Nils Frahm – Screws

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Da tempo immemore il dolore è stato fonte di ispirazione per chi fa musica, a tutti i livelli: che si trattasse dei più popolari spiritual degli schiavi africani deportati in America o di più borghesi e mittel-europee sonate per pianoforte.

Il dolore che ha ispirato Nils Frahm sarà forse stato emotivo, ma sicuramente anche fisico.  Il giovane pianista berlinese infatti è stato vittima di un incidente domestico che ha coinvolto il suo letto a castello e il pollice della sua mano sinistra, con il risultato di vedersi costretto ad annullare tournée e registrazioni in corso per ordine del medico. Se alla prima raccomandazione è stato fedele, alla seconda Nils proprio non ce l’ha fatta ad esserlo, e comprensibilmente, visto che la vita di un musicista senza la possibilità di suonare deve essere un’autentica dannazione. Per questo motivo, e  anche per farsi perdonare dai suoi ammiratori in attesa di vederlo suonare dal vivo, nasce Screws, titolo anch’esso ispirato all’infortunio occorso al suo creatore, che oltre a un’ingessatura ha subito l’impianto di alcune viti per la guarigione dell’arto infortunato.

Con questo disco Nils Frahm toglie di mezzo tutti gli orpelli elettronici che avevano caratterizzato i suoi precedenti lavori,  in particolare il precedente e acclamato Felt, per mettere completamente al centro della scena il pianoforte affidandosi a una registrazione, seppur casereccia, che ne esaltasse le sonorità.

L’album si snoda su nove brani molto essenziali, adatti a chi vuole crogiolarsi nella propria malinconia o semplicemente far ondeggiare i propri sogni a occhi aperti tra vellutate melodie pianistiche, sgorgate dall’animo sensibile e dalle nove dita di questo giovane e talentuoso artista. Anche qui  come nei suoi precedenti dischi prevalgono toni molto pacati e sommessi, con rari aumenti d’intensità e molte pause (forse anche troppe) che esaltano la raffinatezza di queste minimali melodie, delicate come una carezza, fuggevoli come un soffio di vento.

A dirla tutta però, per quanto apprezzabili possano essere (e lo sono), i brani di Screws non brillano sicuramente per originalità compositiva rispetto ai suoi omologhi più o meno contemporanei, ma di sicuro abbandonarsi al loro ascolto  è un piacere che ha quasi del trascendente.