Tiziano è un nostro amico. Musicista e autore, è il cantante chitarrista della rock-band Sweepers e polistrumentista del complesso beat Gli illuminati, il cui secondo disco Lumen Gentium è di imminente uscita. Da anni dedica le sue attenzioni allo studio dei fenomeni culturali giovanili del nostro secolo. Ha già pubblicato Beat italiano. Dai capelloni a bandiera gialla (Castelvecchi, 2005); Vesuvio pop (Arcana, 2009); La felicità costa un gettone (Arcana, 2009) e a breve un documentario in DVD sul fenomeno delle messe beat intitolato “Che il mio grido giunga a te”. Basterebbe anche solo questo per capire la bizzarria del personaggio, ma non è finita qui. Non pago delle sue precedenti avventure ha appena dato alle stampe Op op trotta cavallino (Curcio editore, 2013), la storia dello swing italiano attraverso la censura del regime, le trasmissioni dell’Eiar e le canzoni dei suoi protagonisti: il trio Lescano, Alberto Rabagliati, Natalino Otto e Gorni Kramer, i primi divi della canzone moderna. Insomma, gli anni ’30 e ’40 italiani, un’epoca di cui molti si riempiono la bocca parlando di vintage, ma di cui pochi conoscono davvero la storia.
Per festeggiare l’uscita di un’opera così poco convenzionale abbiamo chiesto a Tiziano di schiuderci lo scrigno di quegli anni, per una puntata speciale di 10 Cd nel lettore. Per cui lasciamo senz’altro la parola al nostro Tarli:
… in questo caso sarebbe meglio dire dieci 78 giri sul grammofono! Beh, perché i dischi che voglio segnalarvi sono di un’epoca ormai lontana e sbiadita nella memoria: gli anni trenta e quaranta del secolo scorso, quando i vostri nonni (per alcuni di voi addirittura bisnonni) erano ragazzi costretti ad indossare la camicia nera!
Vittorio Belleli, Gorni Kramer, Romero Alvaro, Crapa Pelada 1936
Jazz song coinvolgente del grande fisarmonicista Gorni Kramer, fortemente sincopata e condita da passaggi di improvvisazione scat. Viene definita canzone della fronda grazie al suo testo surreale e nonsense, satirico e derisorio nei confronti del regime. La crapa pelada è nel dialetto meneghino la testa pelata, nel testo si allude a quella del duce, mentre tortellini e frittate sono una metafora sulla divisione delle colonie da parte delle potenze europee e sulla vittoria mutilata (I guerra mondiale) sbandierata dai fascisti. Corroborante!
Trio Lescano, La gelosia non è più di moda, 1939
Uno dei più noti successi delle regine indiscusse della nostra canzone sincopata. Swingante melodia sbarazzina che si prende gioco del sentimento italico per eccellenza, la gelosia. Le Lescano cantano del nuovo stile in voga tra i ragazzi dell’epoca: lo stile novecento, un atteggiamento fatto di spregiudicatezza, pragmatismo e leggerezza. La parola d’ordine è spassarsela allegramente, magari sorseggiando un americanissimo «whisky and soda» per non pensare più all’amor….
Silvana Fioresi con il Trio Lescano, Pippo non lo sa, 1940
Deliziosa canzonetta irriverente diretta dal mitico Pippo Barzizza e interpretata dall’usignolo dell’Eiar (così si chiamava all’epoca la Rai) Silvana Fioresi assieme alle campionesse del sincopato made in Italy. I più scorgevano nel testo una chiara allusione a tutti i gerarchi in divisa presuntuosi e impettiti che giravano per il Paese, primo fra tutti Achille Starace, al cui passaggio si sghignazzava a bassa voce canticchiando la simpatica melodia. E’ un evergreen della canzone italiana.
Ernesto Bonino, Il giovanotto matto, 1944
Gustosissimo swing interpretato da una delle più originali e innovative voci dell’epoca. L’autore del pezzo è un certo Lelio Luttazzi! Un toccasana per le giornate storte!
Alberto Rabagliati con il Trio Lescano, La canzone del boscaiolo, 1941
È il cantante più popolare dell’Eiar, il divo dal successo clamoroso e incontenibile, l’incarnazione dello spirito provinciale, borghese e pieno di contraddizioni dell’Italia. Con le sorelle Lescano è il lasciapassare per i ritmi americani al grande pubblico. Questo brioso “ritmo allegro” ne è la più chiara testimonianza.
Alberto Rabagliati, Tu musica divina, 1941
L’immortale slow del mitico “Raba”. Una canzone della brillante coppia di autori Bracchi/D’Anzi. Splendida.
Natalino Otto, Op op trotta cavallino, 1942
Canzone allegra e spensierata dal testo volutamente ironico e grottesco scritta da Gorni Kramer. Alla voce c’è lui, il re dello swing! Il simbolo della modernità, dell’avanguardia e della libertà. Mai passato per radio, ostacolato in tutti modi dal regime eppure famosissimo. Ascoltarlo era quasi un gesto politico!
Norma Bruni, Silenzioso slow (Abbassa la tua radio), 1940
Accattivante e suadente ritmo slow dove è in evidenza la voce erotica e vibrante della conturbante femme fatale dell’Italietta in orbace. Le ossessioni del regime colpirono il brano perchè ritenuto colpevole di invitare gli ascoltatori a sintonizzarsi sulle frequenze della vietatissima Radio Londra, cosa per altro che in molti facevano…Stupenda!
Lina Termini, Ma l’amore no, 1943
Ardente melodia di Giovanni D’anzi (quello di Oh mia bella Madunina) composta per il film Stasera niente di nuovo che vede protagonista la splendida Alida Valli. Indimenticabile!
Nella Colombo, Perduto amore (in cerca di te), 1945
La guerra è finita, l’odiata dittatura è ormai caduta. L’Italia si risveglia sulle «swinganti» note di Solo me ne vo per la città (i più la chiamano così). Canzone sentimentale, intensa e malinconica che rispecchia lo stato d’animo del paese. Un popolo stremato dai bombardamenti, dall’occupazione tedesca, dalla povertà e dalla fame che prova a rialzarsi, a riappropriarsi della propria esistenza, vagando per le città ferite, intontito e spaesato alla ricerca degli affetti perduti.