Múm – Smilewound

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Si sono fatti attendere un po’ gli islandesi múm, ma dopo qualche pubblicazione interlocutoria per non tenere completamente a bocca asciutta i seguaci più fedeli e scalpitanti (un EP di canzoni di Natale in islandese nel 2011 e una compilation di inediti dalle origini ad oggi lo scorso anno)  sono tornati a distanza di quattro anni a impastare suoni sfornando un album di nuovi brani.

Smilewound segna un parziale ritorno alle origini, con un  rilievo maggiore alle sonorità elettroniche che negli ultimi lavori erano state un po’ messe in secondo piano per privilegiare gli strumenti acustici, principalmente di estrazione classica (violini, piano, vibrafoni). Strumenti acustici che a questa tornata sono comunque presenti e amalgamati sapientemente ai suoni elettronici di matrice decisamente glitch che hanno caratterizzato i loro primi album.

È proprio su questo versante che si esprime maggiormente il talento di questo gruppo: l’alternanza di momenti elettronici e di parti suonate con strumenti classici è dosata in modo tale da rendere l’ascolto mai monotono, arrivando a fondersi magistralmente in alcuni dei brani. L’esempio migliore di questo caso si ha con  One Smile, che  è il picco creativo dell’album, un brano che spiazza per la diversità di suggestioni che suscita. Il pezzo si apre con effetti di elettronica a 8 bit e glockenspiel impazziti, sferzati ben presto da un vento caldo di violini arabeggianti incalzati da una bassline molto aggressiva, entrambi inframmezzati da parti cantate  molto minimali e ipnotiche. Ma così sarebbe tutto semplice, per cui gli estrosi islandesi pensano bene di far ritornare a sorpresa l’elettronica qui e là, quando meno lo si aspetta.

Oltre a questa sapiente mistura, gli otto múm sanno bene quando accelerare un po’ il passo e quando rallentare, ravvivando qui e là l’attenzione dell’ascoltatore con pezzi più ritmici (When Girls CollideCandlestick) e altri molto più onirici e dilati per tirare il fiato (la strumentale Eternity Is The Wait Between Breaths, Time to Scream and Shout) insieme a svariate vie di mezzo, permettendosi anche un momento di malinconia che spezza, ma non troppo, il mood un po’ giocoso e spensierato che prevale nel resto del disco. The Colorful Stabwound infatti, pur essendo un brano elettronico abbastanza ritmato con una linea di basso che sembra rubata ai Radiohead ultimo periodo, ha un cantato abbastanza malinconico, ma sempre soave.

Il collettivo della terra del ghiaccio dà prova di ottima resistenza al passare degli anni, confermandosi una formazione ormai ben oliata oltre che talentuosa, ma soprattutto capace di bilanciare al punto giusto effetti e strumenti, riuscendo comunque a mantenere intatta quella che è l’estetica che ormai li caratterizza dagli esordi. Senza strafare i múm  riescono così con Smilewound a dar vita ad un album che di certo non sfigurerà nel panorama musicale odierno e che potrà essere apprezzato sia dai fan di lunga data che dai nuovi ascoltatori.

[schema type=”review” name=”Múm – Smilewound” author=”Marcello Aloè” user_review=”4″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]