Trentemøller @ Atlantico Live [Roma, 25 febbraio 2014]

Attitudine e Visual: Visioni perfette incastonate all’interno di un quadro eclettico e audace trasformatosi in suono sempre cangiante e che, materializzandosi sul palco dell’Atlantico live di Roma, conduce i presenti lungo le strade di un intricato percorso di perfezione tecnica che lambisce l’elettronica per poi approdare sempre altrove, in quel gioco di arrangiamenti dal forte impatto rock, dalla intensa e oscura atmosfera lisergica, con un occhio sempre rivolto al gusto elegante della melodia. Dopo l’apertura atmosferica e ambientale diT.O.M and his Computer è questo lo scenario ritmico che Trentemøller, accompagnato dalla bravura quasi maniacale della sua band, costruisce per il suo pubblico. Tra tenerezza e secchezza compositiva, basso e chitarre, percussioni, sintetizzatori e sequencer, beat e loop e la voce suggestiva e intensa di Marie Fisker, tutte le sensazioni si concentrano esclusivamente sull’ascolto che alterna morbidezza avvolgente e violenza sintetica, sulla percezione intensa delle melodie, mentre la nebbia artificiale e la scenografia fumosa, lascia intravedere solo delle sagome chiaroscurali muoversi tra attimi in controluce, pannelli roteanti e istanti paralleli su rarefatti fondali a righe.

Audio: Un crescendo sonoro minaccioso e inesorabile che vibra potente e rarefatto sotto i piedi, mentre la forza dei bassi arriva dritta fino allo stomaco.

Trentemoller @ Royale - Boston, MA - Arpil 25, 2011 part of TOGE

Setlist: La setlist abbraccia gran parte della sua discografia a partire dall’ultimo Lost per lambire anche i territori di Into The Great Wide Yonder e The Last Resort. L’apertura è affidata alla fierezza ritmica di Still On Fire per proseguire lungo le derive dal sapore “cinematografico” di Shades Of Marble (scelta anche da Almodovar per il suo film “La pelle che abito”) e sprofondare nell’ascesi lisergica di Past the Beginning of the End e nelle visioni evanescenti di Candy Tongue. C’è poiNever Stop Running, Constantinople, Take Me Into Your Skin, l’intensità sincopata di Trails accompagnata da una danza mimica con guanti bianchi delle ragazze presenti sul palco, la linearità magnetica di Vamp, le luci distorte di River Of Life, lo xilofono di Miss You, la catarsi di Moan e la quasi vaga e sfuggente citazione a Lullaby dei Cure. E infine c’è il bis con l’intensità onirica di Gravity e la folle esplosione di Silver Surfer, Ghost Rider Go!!!.

Momento migliore: Shades Of Marble, Trails, Vamp, Miss You, Moan, Gravity, la complessità affascinante e trascinante di tutto il live e la devastante apoteosi finale di Silver Surfer, Ghost Rider Go!!! in un gioco di intesa e battere di mani tra il pubblico, Trentemøller stesso e la band.

Pubblico: Sala gremita per un pubblico in estasi, arreso alla magia del concerto, intento a danzare e a farsi sconvolgere dalla forza travolgente del live.

Locura: NP

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Conclusioni: Trentemøller traccia sul palco una sorta di itinerario criptico e onirico della mente umana, un percorso compositivo complesso e suggestivo capace di creare vere e proprie allucinazioni contemporanee all’interno di un live dove uomo e macchina vivono in simbiosi perfetta. Un magia che racchiude tutto il mondo di Anders Trentemøller, tutto il suo universo che sa sapientemente fondere anime digitali e spiriti analogici, umanizzando il gelido tepore di un corpo meccanico in un vorticoso viaggio di suoni sempre in divenire.