Savages @ Locomotiv [Bologna, 26 Febbraio 2014]

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Attitudine e Visual: Buio elettrificato. Ansietà diffusa che si fa tripudio alla comparsa di quattro presenze luminose, minute, seriose. Quattro corpi energetici sembrano voler sfidare le oscurità interiori del pubblico in sala: di nero vestite, esangui come solo la terra d’Albione partorisce. Determinate, tengono il palco in pugno come i padri – Sia Peter Murphy o Ian Curtis Ndr – da cui attingono copiosamente ma con grande rispetto, devozione direi. Nella loro riproduzione degli stilemi Post-Punk a tinte Dark, mantengono sempre forte quell’identità – Niente più danze epilettiche che fecero storcere qualche naso Ndr – capace di renderle rilevanti, importanti, e degne del testimone.

Audio: Il Locomotiv si propone come posto ideale per la riproduzione di questo tipo di eventi. Compatto, ma non piccolo, consente a band toste come le Savages di rendere le proprie sonorità aspre al meglio.

Setlist: Presente all’appello l’intero album d’esordio: dall’opener ‘I am Here’ fino a ‘Fuckers‘ – Inedito presente nel nuovo Ep in uscita nel 2014 Ndr -, passando per i cavalli di battaglia ‘She Will‘ e ‘City’s Full‘.

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Momento migliore: Senza dubbio il finale regala emozioni forti con il trittico ‘No Face’-‘Hit Me’-‘Husbands’. Per qualche interminabile minuto l’intera sala si è corrosa nel dubbio. Ormai stuprati dagli istinti, vedo spettatori pronti a scatenare un pogo sanguinolento ed efficace, liberatorio. Le Savages lo vorrebbero, io lo vorrei, ma la scintilla non scatta ed in sala non è presente nessun cavallo pazzo, peccato.

Pubblico: Sala piena, popolata di bravi ragazzi. Molte ragazze, che attraverso le Savages troveranno la forza per superare il periodo rosso del mese. Qualche dark di quelli veri, per fortuna.

Locura: C’è un ragazzo di fianco a me, indossa un bellissimo giubbotto di pelle borchiata raffigurante sul retro la cover di ‘In The Flat Field’ dei Bauhaus. Dice di averla disegnata lui – E per questo manufatto non so davvero quanto pagherei Ndr-. Nasconde sotto di essa un bottiglione di acqua minerale di quelli formato famiglia, ma caricato a vodka lemon: è molto generoso e ne elargisce copiosamente ai poveri bisognosi capitati al suo capezzale. Poi ad un tratto, nello stacco fra un pezzo e l’altro, guarda intensamente Camille alzando il braccio e urlando qualcosa che, vuoi per la vodka, non ho ben capito. Qualcuno ben informato si girerà in seguito, riferendo che di tutto il suo accorato discorso la Berthomier ha compreso una sola parola: ‘Anal’. 

Conclusioni: Dicono che sia stato il concerto più bello visto da quelle parti.