Shit Robot – We got a love

Acquista: Voto: (da 1 a 5)

Too Old To Be New, Too New Too Be Classic.

Dunque, anche i Rapture sono belli che andati. Va bene, sono cose che capitano ma c’è dell’amaro nel constatare che un gruppo di oggi abbia vita così breve. Discorsi già fatti ma è così doloroso assistere alla pubblicazione di un disco come l’ultimo, onestissimo, dei !!! e vederlo passare senza che (quasi) nessuno ne urli la bellezza. E allora arriviamo a Shit Robot/Marcus Lambkin, irlandese, al secondo album, con buoni nomi intorno anche stavolta. È uno che rivitalizza il suono DFA? Rigenera il dance punk o come cavolo si chiamava? Ovviamente no. Fa solo quello che sa fare altrettanto bene un Juan Maclean, cioè utilizza le coordinate ritmiche del mondo DFA stando in una posizione sufficientemente in disparte da non attirare quelli che aspettano al varco ma nemmeno così defilata da non esser cagato di striscio.

Così che se t’interessi solo di altri fenomeni di oggi non ti ci dovrai scontrare per forza sentenziandone magari la condanna, ma se sei tra quelli che lo vanno a cercare, un po’ di soddisfazione la otterrai. Ci troverai una produzione con tutte maiuscole, la disco che marca a uomo la house, la voce di Nancy Whang e quella di Luke Jenner. E proprio su Luke Jenner comincerai a chiederti quale sarà la sua nuova vita dopo i Rapture, constatando in Feel Real che anche la vecchia, al momento, non era per nulla da buttare. E se certe cose per qualcuno sono già da archiviare in blocco, per altri c’è ancora bisogno di un tale che si fa chiamare Shit Robot. D’altronde questa è la posizione dichiarata nel titolo del corto celebrativo della DFA: Too Old To Be New, Too New To Be Classic.

[schema type=”review” name=”Shit Robot – We got a love” author=”Marco Bachini” user_review=”3″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]