Barzin @ Init [Roma, 9 aprile 2014]

Attitudine e Visual: L’Init come affresco d’emozioni, mentre l’intensità raffinata della musica di Barzin permea di sussurri e suggestioni lo spirito dei presenti. Barzin, accompagnato da una band di quattro elementi (Jesse Turton – basso elettrico, Nicholas Alexander Zubeck – chitarra elettrica e lap steel, Amy Beth Manusov – vibrafono e backing vocals, Marshall Adam Bureau – batteria), dipinge così sul palco dell’Init il suo affresco ritmico pregno di soffici pennellate sonore e di arpeggi cristallini. L’incedere del live è profondo nella sua semplice dolcezza, nella piacevole quiete mai invasiva, nella delicatezza malinconica e reale capace di penetrare brano dopo brano ogni istante in un unico caldo abbraccio melodico. Il tessuto sonoro sembra simile a una tenue danza, equilibrata e armonica, mentre i suoni si fanno via via più avvolgenti e compatti. La chitarra viene accarezzata e dolcemente sfiorata, laddove leggeri tocchi di batteria e il vibrafono di Amy Beth Manusov incarnano taciti attimi lontani, e la voce di Barzin arriva dritta al cuore quasi a voler scoprire la sua naturale e pacata essenza.

Audio: Il suono che cinge il suo pubblico, personificazione perfetta dell’intero live. Puro, delicato e dolce come la natura stessa della musica di Barzin.

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Setlist/Momento migliore:  Una spirale di sensazioni molteplici e totali che si avvicendano tra un brano e l’altro, tra Nobody Told Me (Notes To An Absent Lover, 2009) e All The While (To Live Alone In That Long Summer, 2014), tra una splendida cover Cross The Road, Molina, passando per Soft Summer Girl, Queen Jane (da Notes To An Absent Lover, 2009) e Without Your Light.

Pubblico: Poca affluenza di pubblico per un concerto di questo calibro, così placido, intimo e appagante. Una cerimonia per pochi eletti, dove chi c’era ha avuto la possibilità di assaporare lampi di acuta intensità che sicuramente ricorderà a lungo.

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Locura: NP

Conclusioni: Quaranta minuti di emozioni sublimi, di suggestioni ipnotiche che si lasciano scoprire dolcemente, istante dopo istante, e che si vorrebbe non finissero mai, mentre tra i suoni e le parole che scivolano sul palco sembra quasi di riuscire a scorgere l’animo di ognuno di noi, sempre in bilico tra concrete certezze e sogni dilatati all’infinito… “All the while you wait for your heart to wake up”