Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: (da 1 a 5) |
25 febbraio 2014 | Smalltown Supersound | Neneh Cherry |
Un ritorno che, lasciando alle spalle gli anni Novanta, abbraccia la sintassi del cambiamento stilistico, indossando abiti scarni, destrutturazioni minimaliste e ampie visioni sul mondo della sperimentazione.
A distanza di diciotto anni da Men (1996) Neneh Cherry si affaccia al presente con l’album Blank Project, modificando le coordinate del proprio baricentro musicale ed emotivo, pronta a scardinare la dicotomia di vuoto e pieno, nero e bianco. Prosegue così il suo percorso di rivoluzione e trasformazione del più canonico linguaggio pop, trapiantandolo all’interno di allucinazioni moderne permeate da sottrazioni ritmiche. Registrato live in una chiesa sconsacrata a Woodstock, prodotto da Kieran Hebden (Four Tet), in compagnia del marito Cameron McVey (coautore dei brani) e del duo elettronico londinese Rocketnumbernine, l’album conserva una scura dimensione interiore (il dolore per la perdita della madre), giocando su accostamenti melodici asciutti e ancorati a detrazioni sonore che elargiscono atmosfere intime, sui suoni rarefatti e diradati dai sintetizzatori che si fondono all’intensità tagliente e viscerale dei testi e alla calda sensualità della voce della Cherry, libera di vagare tra modulazioni vocali sempre differenti.
Blank Project fugge così tra cambi di ritmo, saliscendi armonici, l’uso di un’elettronica sapiente nella lotta scarna tra beat, groove e synth, tra l’essenzialità sobria e solitaria (Across The Water) e i battiti tumultuosi della title-track, tra anime senza filtri (Naked) e inconsuete “nenie” trip-hop (Spit Three Times), tra tribalismi metropolitani (Cynical), il duetto con Robyn (Out Of The Black) e sette minuti di interiorità su vortici vocali e strumentali (Everything). Un ritorno in grande stile dunque: perfetto, spigoloso e spoglio quanto colto, complesso e ricercato. Un album inquieto, istintivo e meditativo nel suo essere nudo e fisico.