Xiu Xiu: “È tutto un riflesso della mia vita interiore”

La musica degli Xiu Xiu, specchio e riflesso perfetto della mai totalmente svelata personalità del suo Deus ex machina Jamie Stewart, agisce sugli eccessi e sulla complessità testuale e sonora, sulla sregolatezza melodica e contenutistica che rifugge il concetto di tabù, schivando il senso del non detto per approdare agli ambiti più distorti e scomodi dell’esistenza. In dodici anni, a partire da Knife Play (2002), A Promise (2003) e Fabulous Muscles (2004), passando per La Forêt (2005), The Air Force (2006), Dear God, I Hate Myself (2010), Always (2011) e l’ultimo Angel Guts: Red Classroom, il percorso impervio degli Xiu Xiu ha sempre affrontato tematiche forti e spesso “scabrose”, dalle incursioni nel dolore e nella depressione più infima alle lucide valutazioni politiche, dalla violenza, alla depravazione e al sesso, in un tripudio oscuro di deformazioni sonore criptiche, influenze e suggestioni più disparate. In questa intervista Jamie Stewart ci svela qualcosa in più di sé e alcuni retroscena relativi all’ultimo album e all’intera produzione targata Xiu Xiu in un intenso percorso, quello della musica, che “non è mai sinonimo di fuga”.

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Iniziamo col parlare del vostro ultimo album Angel Guts: Red Classroom…il suo titolo è preso in prestito dall’omonimo film erotico giapponese diretto da Chūsei Sone del 1979. Come mai questa scelta e in che modo il film ha ispirato i contenuti e la realizzazione dell’intero album?

Il film è quasi disumano. Rappresenta la parte peggiore dell’esistenza che paradossalmente fugge via con sé stessa. Ma è una situazione in qualche modo seducente e allettante nel suo essere così terribile. Nella realizzazione dell’album siamo stati spinti da questo aspetto del film.

Discriminazione sessuale, suicidio, doppia penetrazione, criminalità, la paura di subire dei danni fisici e psichici ecc. come questi temi si sono sviluppati all’interno dell’album? C’è uno specifica idea, trama contenutistica o sensazione che volevi dare a questo album..forse angoscia e terrore?

I temi contenuti all’interno dell’album si sono sviluppati a partire da esperienze di vita capitate durante la sua realizzazione, da tutti quei pensieri, quelle azioni e quelle paure che stavano accadendo.

Sintetizzatori analogici, field recording, una batteria elettronica analogica e una batteria acustica…e qualcosa che suona quasi come distorto e manipolato. Da dove viene fuori e come si sviluppa il sound complessivo dell’album?

I suoni sono venuti fuori quando mi sono seduto all’interno di un piccolo studio con tanti fili ovunque. Nascono dal desiderio di rendere gli stessi il più vicini possibile a tutto quello che stava accadendo all’esterno.

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Parliamo del brano Black Dick..in aggiunta al testo e al già esplicito video inserito su porn hub..ci puoi parlare del brano attraverso quello che l’ha ispirato e le idee che nasconde al suo interno?

Per me, e ci tengo a sottolineare che questa è soltanto la mia sensazione e in nessun modo vorrei imporre il mio punto di vista a chiunque altro, si tratta di avere vergogna dei propri desideri, o di “accendersi”, animarsi ed eccitarsi per gli stessi desideri o di vergognarsi di essere attratto e ossessionato da un determinato tipo di persona, o di vergognarsi di essere un “feticcio” in base alla razza di appartenenza o di abbracciare il feticismo di sé stessi e di altre persone. Si tratta di sentirsi sbagliati quando c’è in atto una trasformazione, ma ancora la si sta perseguendo e cercando. Forse si tratta di sentirsi liberi di essere “cattivi” e sbagliati e poi chiedersi cosa sia davvero il male, chi lo stabilisce insomma….e nonostante tutto prendere in considerazione la possibilità di esserlo.

E dei brani El Naco eStupid In The Dark cosa puoi dirci?

Per me, sempre e solo secondo il mio parere, Stupid In The Dark racchiude quella sensazione che si ha quando si ha una pistola puntata addosso..il sentimento confonde e sconvolge la mia reazione e il mio desiderio di essere in un certo senso “politicamente liberare” viene cancellato per un po’. Si tratta di essere aggrediti e intellettualmente parlando. Pur non volendo provare odio, si ha una reazione istintiva di accanimento e odio senza riuscire a sentirlo fino in fondo, senza capire di cosa si tratta. Parla anche dell’essere follemente spaventati quando si viene quasi assassinati per una piccola somma di denaro.

El Naco rappresenta come la vita possa diventare simile a un dipinto di Hieronymus Bosch. È più un’idea astratta dell’essere in uno stato di ebollizione e terrore costanti. Nello specifico si riferisce al quartiere di MacArthur park a Los Angeles.

I brani degli Xiu Xiu si dividono in due grandi categorie: da una parte quelle più ritmate, in un certo senso dal gusto più “pop”, e dall’altra i brani più gotici, oscuri e sperimentali. Come convivono tra loro queste due anime?

È tutto un riflesso della mia vita interiore. Da un lato sono religioso, amo i miei nipoti e i miei gatti, dall’altro non ho fede nell’uomo, sono ossessionato dalla morte e sono un pervertito incredibile.

I testi invece sembrano essere sempre in bilico tra follia e sanità, luce e oscurità. Questi due estremi sono in fondo due facce della stessa medaglia?

Sì, l’uno non può esistere senza l’altro.

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La tua scrittura è generalmente più una sorta di confessione oppure è mera finzione; è una terapia o una documentazione di ciò che accade? La musica è un tentativo di catarsi esclusivamente per te stesso o ci sino dei messaggi che desideri far passare all’ascoltatore?

È documentazione, non è mai finzione. Non è mio compito cercare di ottenere qualcosa dall’ascoltatore. Il mio compito è cercare di essere il più onesto possibile e sperare che l’ascoltatore possa riuscire a trovare qualcosa per sé stesso e interpretarlo in un modo che si spera sia in grado di acquisire.

Nei vostri testi ci sono sempre espliciti riferimenti al sesso, alla violenza, a contenuti “scandalosi”. È un modo questo per creare una reazione e aprire un varco su tematiche reali che vengono spesso omesse o nascoste nella musica o nella quotidianità perché considerate tabù oppure è soltanto una visione del tutto personale del mondo?

Per me, la musica non è mai sinonimo di fuga.

All’interno dei vostri brani molto forte è anche la componente politica. Quale, secondo te, al giorno d’oggi è il problema politico o sociale più urgente?

I cambiamenti climatici. Considerando la nostra mancanza di preparazione e come non stiamo affrontando il problema, sembra quasi che nel subconscio collettivo la razza umana sia già pronta a morire.

Anche il vostro sito sembra rispecchiare al meglio questa attitudine estetica per le immagini forti (corpi nudi, pornografia, immagini di guerra ecc.) che si alternano in maniera abbastanza fitta assieme alle informazioni sulla band. Lo gestite in maniera sistematica, seguendo idee mirate o vi lasciate molto andare al caso e alla libertà artistica?

È un sito molto libero, nessuna raccolta e cernita minuziosa di contenuti, nessuna censura. Basta lasciarlo andare liberamente.

In merito alla tua esperienza con l’ Huffington Post. C’è una differenza netta tra lo scrivere di musica in senso stretto e scrivere articoli giusto? Forse la dimensione musicale consente di andare più in profondità?

Nonostante alcuni deboli sforzi, non ho molto del giornalista…

Sostieni il Prisoner’s Literature Project. Ci spieghi di cosa si tratta? Un libro, così come l’arte in generale possono al giorno d’oggi essere sinonimo di formazione ed evasione mentale?

È un modo semplice ma diretto di espandere per un attimo, FORSE, la vita di una persona che si è fatta fottere e attraverso la comprensione espandere la sua visione del mondo al di fuori della cella. Per favore inviate le vostre donazioni!

Hai scritto anche un libro, scegliendo come forma poetica l’haiku. Perché questa scelta?

Non è molto diverso dallo scrivere i testi. Una melodia è essenzialmente un insieme di sillabe. Ci si sente così quasi come esserne padroni e di avere un po’ di comprensione almeno nella forma. Mi piace la funzione e lo scopo che hanno entrambe di rappresentare qualcosa di così variegato, multiforme, illimitato e aperto.

Ci parli del progetto che avete pubblicato per l’ultimo Record Store Day?

Ne abbiamo pubblicati due. Il primo è un doppio LP, Un best off dei nostri brani dal 2002 al 2012. Per metà canzoni pop e per metà ballate gotiche e sperimentali. Si chiamaThere Is No Right, There Is No wrong.

L’altro è un album di canzoni religiose americane e caraibiche che vanno dal 1850 al 1920 chiamato Unclouded Sky. È stato registrato in Islanda.

Per concludere un piccolo “gioco”…un insolito aggettivo da attribuire ai vostri album

Knife Play

Rosso

A Promise

Arancione

Fabulous Muscles

Giallo

La Forêt

Verde

The Air Force

Blu

Dear God, I Hate Myself

Viola

Always

Viola porpora

Nina

Argento

Angel Guts: Red Classroom

Nero