Hercules & Love Affair – The Feast of the Broken Heart

Acquista: Voto: (da 1 a 5)

La loro foto di gruppo non è mai uguale. Specialmente stavolta, al terzo album

Antony Hegarty, Nomi Ruiz, Kele Okereke e oggi anche John Grant. Una girandola di cantanti per un collettivo in moto perpetuo, con tutti i pro e i contro di tanto ruotare. Gli ospiti portano oggi più che mai la propria sessualità discussa, i timbri non comuni, le loro personali battaglie. Oggi, siamo finalmente giunti al marchio distintivo per il team di Andrew Butler: l’anima, il cuore e la strategia degli Hercules & Love Affair.

Il passaggio dalle tematiche ‘disco’ degli esordi, in direzione house – ‘Blue Songs’ -,  trova compimento in questo lavoro, mantenendo però solo in parte l’equilibrio – cinquanta e cinquanta -, tra il club e l’ascolto tout court. Nel constatare una minore immediatezza, si percepisce subito la mancanza di certe componenti strutturali, spesso predominanti in passato. Una qualche Blind, forse? Il chorus facile che t’aspetteresti, ed in molti passaggi latita? No, affatto. In questo terzo bellissimo disco manca Kim Ann Foxman. Mancano i suoi esili vocalizzi che sfidano le tonalità ben più alte del resto della ciurma. Manca la sua presenza, fragile nel fisico e robusta nei modi: dimostratasi determinante sia in sede live che in studio, quasi quanto le migliori idee di Butler. Lei più che Hegarty o Blind o la DFA o Tim Goldsworthy. Lei ha contribuito fortissimamente a dare forma e continuità ad un progetto tanto mutevole quanto riconoscibile. Deriva solo da qui, non da altro, quel leggerissimo senso di “uscita in tono minore” che The Feast Of The Broken Heart un po’ ci lascia.

[schema type=”review” name=”Hercules & Love Affair – The Feast of the Broken Heart” author=”Marco Bachini” user_review=”4″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]