Un alternarsi di quiete elementare e tempesta adamitica, di origine e flusso, di distorsioni liberate e dissonanze ammaliatrici che fluttuano tra le maglie affascinanti di uno sperimentalismo sempre cangiante, mentre i drappi sonori sapientemente disegnati dai Mogwai (Stuart Braithwaite – chitarra, voce, John Cummings – chitarra, voce, Barry Burns – chitarra, piano, sintetizzatore, voce, Dominic Aitchison – basso e Martin Bulloch – batteria) nella Cavea dell’Auditorium Parco Della Musica si stagliano sul palco campeggiato dai “due occhi vigili e misteriosi” della scenografia (che riprende la copertina di Rave Tapes realizzata da Dave Thomas) portatrice di visioni geometriche lontane e possibili allucinazioni “esoteriche” e dai giochi di luci iridescenti, tra grandi esagoni tridimensionali e fregi fantasmagorici che si dipanano su tutta la platea. E il suono si fa verbo, sempre in primo piano pulito, controllato e privo di sbavature di sorta, senza parola alcuna se non quella flebilmente percepita durante l’esecuzione di alcuni brani e i ripetuti grazie di Stuart Braithwaite. I Mogwai danno così vita a una sorta di esperienza “ultra-sensoriale”, tra intensità invalicabili, calma mai celata e pacatezza apparente, fulmini ritmici e terremoti di suono, mentre il violino di Luke Sutherland (presente anche in alcuni attimi percussivi) ha il compito di offrire qualche sporadica pennellata di poeticità romantica alla visione complessiva del live, il tutto in un continuo e serrato crescendo di emozioni e di costruzioni sonore.
Audio:
Tra grandi amplificatori Marshall, pedaliere, distorsori, delay e valvolari, la pulizia del suono è totale, la resa audio è inoppugnabile anche quando i feedback e i volumi vengono portati sino ai massimi umani percepiti, spingendo i presenti all’interno di un muro di suono vibrante e poderoso capace di attraversare i sensi.
Setlist:
Oltre a presentare i brani del nuovo Rave Tapes, la band dà ampio spazio anche ai grandi successi del proprio repertorio. L’opener è affidata al brano di apertura dell’ultimo album Heard About You Last Night per poi proseguire con Friend Of The Night (da Mr. Beast), Take Me Somewhere Nice (da Rock Action), Master Card, How To Be a Werewolf (da Hardcore Will Never Die, But You Will), Christams Steps (da Come On Die Young), Rano Pano (da Hardcore Will Never Die, But You Will), New Paths to Helicon, Pt. 2, Deesh, Remurdered, Hunted by a Freak (da Happy Song For Happy People), Mogwai Fear Satan (Young Team). Il bis è un abbraccio immenso del pubblico che, tutto riversato sotto palco, risucchia in sé il suono di New Paths to Helicon, Pt. 1 e Batcat.
Momento migliore:
I saliscendi armonici tipici della band, tra pacati silenzi, distorta dolcezza e violenta furia sonora, ben rappresentati dal picco emozionale della potente esplosione generata dalla versione live di Mogwai Fear Satan e ancora le saette finali di New Paths to Helicon, Pt. 1 e Batcat.
Pubblico:
Il pubblico di fedelissimi non si è di certo fatto scappare questa nuova data live dei Mogwai, riempendo gli spalti della Cavea e infine lasciando il posto a sedere per arrivare fin sotto palco durante il bis e vivere così gli ultimi minuti del live a stretto contatto con la band. Pochi i momenti di caos, solo applausi ben ponderati, perché la musica dei Mogwai si sa..va ascoltata in religioso silenzio.
Locura:
Non pervenuta.
Conclusioni:
Non è importante sapere quanti live dei Mogwai ogni singolo spettatore abbia visto nel corso della sua vita, non è importante sapere se si è stanchi di sentirli, non è importante sapere se l’ultimo album sia migliore o peggiore dei precedenti, perché un concerto dei Mogwai è sempre un’esperienza emozionale al di là di tutto. È un viaggio ipnotico che vale la pena di essere vissuto, ai confini dell’inconscio, interiore ed esteriore, onirico e terrestre, che volge lo sguardo alla visione più pura e incontaminata del suono, tra equilibrio e fragore, poesia e rumore primordiale.