The Wytches – Annabel Dream Reader

Acquista: Voto: (da 1 a 5)

In queste canzoni c’è tanto riverbero, tanto struggimento, tanto buon chiasso, ma anche tanta maniera, mi pare. In genere lo nego con tutte le forze ma il mio mondo si regge in parte su pregiudizi fatti e finiti. E quindi penso spesso che tutti quelli con le facce e le carte d’identità che hanno i tre Wytches farebbero bene a suonare delle cose con un sano Hey, Oh, Let’s Go! davanti, e poi mantenere quello spirito lì. Ma per la salute loro, prima ancora che nostra e sono sincero, oltre che premuroso. Qualcuno ci ha voluto sentire i Nirvana. Mi sta bene solo se per Nirvana intendiamo Endless Nameless o poco altro. O forse è solo tantissimo tempo che non ascolto i Nirvana. Certo, l’attenzione dei media inglesi ce l’hanno, pur rimanendo lungi dall’hype di un King Krule (un altro che per me dovrebbe cantare come mangia). Un tantino esagerati, eppure, non ci penso di certo a buttarlo via, questo disco con questa bella copertina.

Del resto, quando il leader Kristian Bell non squarcia la sua gola riesce ad essere molto più efficace del suo solito. Sembra un Brian Molko meno nasale e più doom e quel tocco di androginia vocale è sicuramente uno dei motivi per dargli un ascolto libero dal pregiudizio che, a livello base, mi rende indigesta qualsiasi musica edificata sul lamento. Prendere ad esempio la finale Track 13, una ballata con strofa e ritornello che si agganciano, si abbracciano e limonano che non li stacchi più. Mi viene però il dubbio che imputargli l’assenza di una qualsiasi forma d’ironia non sia altro che una mia lettura superficiale. Lo capisco solo quando m’imbatto in rete nella loro versione di All That She Wants. Sì, gli Ace Of Base. E si fa anche ascoltare. C’è poi qualcosa di cinematografico, di streghe, di Tarantino. I tre minuti scarsi di Gravedweller sono perfetti, così come i due e mezzo di Behive Queen. Basta solo farci un’ora e mezzo di film sotto, così, come pretesto per valorizzarle al loro massimo. Ecco, i Wytches non sono la mia tazza di tè, mi irritano per quanto possono funzionare in certi contesti e per certi standard e gli do un fulmine in meno di quanti ne meritino.

 

[schema type=”review” name=”The Wytches – Annabel Dream Reader” author=”Marco Bachini” user_review=”2″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]