Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: (da 1 a 5) |
4 maggio 2015 | k7 | ![]() |
Che nessun capitolo della serie “Dj-Kicks” passi inosservato, è cosa nota a tutti gli amanti di musica elettronica, dagli ambientalisti ai più convulsi calpestatori di dance floor, ma in tutta sincerità in pochi immaginavano che il 49° episodio (edito in questi giorni da !K7) sarebbe scaturito dal mixer di Darren Cunningham, meglio noto come Actress.
Londinese di origine e di base, Actress vanta di essere uno dei più camaleontici e visionari sperimentatori dell’ultima era elettronica. Uno stropicciatore della techno, innamorato di circuiterie elettriche e modulazioni di fuzz, un poeta enigmatico a cavallo tra le scuole di Detroit e quei ritmi sotterranei che lui stesso definì “r&b concréte”.
La sua “Dj Kicks” scardina un mood in vigore da 20 densi anni di clubbing-style in casa !K7. Ci troviamo di fronte a una creatura laboratoriale e astratta che lascerà interdetti i timpani ma non i cuori di molti ascoltatori. Mi rendo conto che nel 2015 l’abitudine è diventata dogma e, soprattutto per i più giovani, esiste una sola e unica tecnica di dj-mixing, ovvero quella di cambiare marcia progressivamente durante un set, traccia dopo traccia, costruendo uno stato d’animo attraverso lunghi ed equilibrati passaggi: senza sbavature, frequenza su frequenza e chirurgicamente beat su beat. Actress non è nulla di tutto ciò, la sua maschera da dj non ha niente a che vedere con questo canone moderno: la verità è che non siamo davanti ad un selezionatore qualunque ma a un pittore del suono.
Così premendo play sulla Dj-Kicks e si entra nella galleria d’arte di Mr. Cunningham, dove non c’è un tempo, ma un adattamento ai contrasti ed ai talenti. Si predilige l’esaltazione dei singoli brani eccitando il senso dell’udito, tra un cumulo di eleganti nodi e cambi di direzione inaspettati. Si evitano le riedizioni e i remix, tutto passa in cuffia nudo e crudo come fu assemblato in origine.
Dopo l’introduzione priva di compromessi e atmosfere accomodanti di Breaker 1 2 “2”, ci tuffiamo senza freni nella sperimentazione del nostrano talento Lorenzo Senni con il brano “Elegant, And Never Tiring”. Alcuni ascoltatori potrebbero già perdere coraggio temendo di trovarsi all’interno di un percorso irrimediabilmente accidentato dai bruschi “cut-mix”, ma la tela di Actress riprende armonia in men che non si dica e alterna i suoni d’epoca da Chicago a Detroit: setacciando l’anima di personaggi storici dell’underground quali Reel By Real e successivamente John Beltran e Chez N Trente.
Colori che si accostano emotivamente alla classe del nuovo Hank Jackson e rendono omaggio alle composizioni di colossi dell’avanguardia come gli Autechre, qui citati con una sempre-verde “Pen Expers” del 2001. Non si può tralasciare nulla sullo spettro emotivo di Actress, così tra rabbia e oscurità in pochi minuti si ripiomba nei club degli anni ’90 sulle ritmiche sciamaniche di Chameleon con la meravigliosa “Thought 2”, fino ad assaporare il funk-rave che rimanda a John Carpenter sulle note di una “Stress 1” firmata Beneath.
L’energia cambia di nuovo direzione, tra l’antico Oriente e le reiterazioni ossessive di Zennor, nella sua più sottovalutata produzione dal titolo “Tin”. Un unico respiro nei 90 secondi di quiete con John Beltran e si ripiomba tra la Chi-town house e la Detroit techno, si degusta ancora l’avanguardia con Shit and Shine e SHXCXCHCXSH fino a giungere a quella che è l’unica regola da rispettare in una “Dj-Kicks” ovvero l’inserimento di una produzione inedita da parte del miscelatore in carica. Così Actress ci presenta “Bird Matrix”, uno spaccato urbano accattivante e notturno, che ricalca senza ombra di dubbio le matrici sonore del suo ultimo album-studio (“Ghettoville” del 2014). Ora tutto quadra sul piatto del buongusto, e sul lungo fade-out in salsa acid-house di Gherkin Jerks (direttamente dalla Chiacago del 1989), si chiude il nostro viaggio in casa Darren Cunningham.
Un’opera molto eccitante, dove la tecnica di missaggio e il tocco dinamico finiscono per diventare congruenti e sensati. La serie di contrasti proposti ha come unico fine il miglioramento dell’esperienza d’ascolto, mentre un ipotetico ballo potrebbe essere semplicemente la naturale conseguenza dell’esaltazione emotiva scaturita da tutto ciò. Sulla scelta dei brani – perle rare, a tutti gli effetti – non c’è nulla da aggiungere, dopotutto, lo scopo di una buona compilation non è forse e molto semplicemente, l’esaltazione dei singoli contenuti?