Jamie XX – In Colour

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Alla fine per Jamie Smith, gli XX potrebbero diventare il piano B: un progetto meno stimolante e più ordinario rispetto ad una carriera solista che oggi indica più opzioni e soluzioni. Jamie XX è comunque serenamente sulla scena con il marchio individuale già impresso su memorabili remix, collaborazioni, singoli, produzioni e altre imprese. L’attesa dell’album tutto suo (del 2011 il rework di “I’m New Here” di Gil Scott-Heron) è stata degna di un’uscita di Caribou o Four Tet e il lavoro che abbiamo adesso fra le mani ripaga quelle aspettative in maniera congrua.

Non è una rivoluzione dell’elettronica quella che fa Jamie in questi 43 minuti (gli esempi citati sono ispirazioni evidenti) ma si ha la sensazione di ascoltare uno che la materia la padroneggia tutta. Ogni tanto viene fuori pure un’assonanza con Burial e in qualche frame si potrebbero intravedere anche i Disclosure. Il centro di questa bella copertina tutta colorata (guarda un po’) può fungere da bersaglio facile per tutti i “puri” che ci vedranno un “best of” del (quasi) mainstream elettronico degli anni ’10. E la cosa ci potrebbe anche stare, specie se considerassimo la presenza dei tre episodi che sono parenti stretti delle hit degli stessi XX (con Romy Croft e Oliver Sim alle voci). Eppure quel suono anni ’10 che Jamie XX ha contribuito a creare, forse non l’aveva ancora mai declinato nessuno in modo così articolato. Forse in una fase in cui quasi tutti sono capaci di seminare in rete la traccia giusta, il remix, la collaborazione “a rapido rilascio”, risulta merce rara, invece, un disco come questo che da “Gosh” a “Girl” non sembra avere un mattone fuori posto o scheggiato. Che sia il cantato di Romy nella stupenda “SeeSaw” (co-prodotta da Four Tet) o che siano i ritmi di “Hold Tight“, oppure i tropicalismi di “Obvs” a occupare la scena, la regia è saldamente nelle stesse mani e nella stessa testa di chi lo ha voluto così, traccia dopo traccia. In molti applaudiamo alla cinematografia quando essa sa brillare di (e attraverso) scelte musicali collocate in esemplare sequenza. Si può quanto meno apprezzare chi, senza la velleità di raccontare una storia (o al massimo la propria), costruisce, monta e riordina una struttura quasi perfetta.