New Order – Music Complete

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I New Order sono uno di quei gruppi che per vari motivi metafisici sono sempre – fortunatamente – esistiti, senza mai cedere alla tentazione di mollare il colpo. Non è come pensare ai Doors o ai Clash che, nonostante la loro assoluta intoccabilità, sembrano distanti ormai anni luce dal nostro quotidiano; non è nemmeno come pensare ai Nirvana o ai Joy Division e al loro rimanere imponenti nell’immaginario collettivo.

L’ultimo vero album dei New Order risale ormai al 2001, rilasciato dopo una pausa di otto anni dal precedente. Dopodiché la band di Bernard Sumner e Peter Hook è rimasta attiva con altre due compilation-outtakes. Poi la notizia bomba: Hook lascia la band – anche se rimarrà coinvolto in svariati tour per tutto il mondo cavalcando l’onda dei New Order più vicini al Joy Division pensiero. Altre piccole cose sono accadute: il film-biografico “Control” dell’amico Corbijn e l’immenso revival post-punk/nu-wave d’inizio millennio. Gli anni 2000 come proseguimento degli eighties, mentre nei club di tutto il mondo si continua a ballare al ritmo dei grandi classici – di Joy Division e New Order.

Nel 2007 però la band di Sumner, ormai senza l’originale bassista, fa quello che si rivelerà essere l’ultimo tour. La fiamma dei New Order si spegne nella centrale madre, mentre piccoli fuochi continuano a brillare altrove: fino ad oggi, fino all’arrivo di “Music Complete”.

Peter Saville continua ad essere l’onnipresente grafico post-modernista che li ha sempre accompagnati: e per l’occasione presenta una cover caratterizzata da un gioco di linee e spazi che cambiano colore in base al formato dell’album. Un lavoro che si apre con il classico singolo – “Restless” – caratterizzato da quelle sonorità solari circoscrivibili alle ultime uscite della band. Nuovi orizzonti s’affacciano in “Singularity” e “Unlearn This Hatred”, brani composti assieme a Tom Rowlands dei Chemical Brothers che portano la band verso veloci soundscapes electro futuristici contenenti tutta una serie di moderne scelte elettroniche. “Plastic”, il secondo singolo estratto, abbraccia l’EDM, il french-touch, la nu-disco, e certi arpeggi moroderiani – che, ricordiamo, i New Order non hanno mai disdegnato, anzi. Inoltre, in questa vera e propria hit da dancefloor, appare ai cori Ellie Jackson – aka La Roux -, che presterà la propria voce anche alla successiva doppietta. “Tutti Frutti” è la canzone-rivelazione dell’album – anche se non è una reinterpretazione di Elvis -, un’ottima deriva italo-disco perfettamente costruita sulla classica quadratura cassa-basso/rullante-basso; ritorno ad un modus operandi già messo in atto nelle storiche “Blue Monday”, The Beach” e “True Faith”. Un vero balzo all’indietro negli anni ’80 più patinati, quelli di Kano, Dan Harrow e Valerie Doré, dove la differenza sta chiaramente nel songwriting. Anche qui, la voce di Ellie è puntuale e coinvolgente ma, se possibile, mai così coinvolgente come nel brano successivo. “People on the High Line” s’impone sul resto dell’album come un perfetto brano electro-funk in pienissimo stile ultimi Duran Duran – potrebbe essere uscito da “Red Carpet Massacre” o dall’ultimo “Paper Gods”. Il pianoforte è in stile classic-house, mentre il basso del neo arrivato Tom Chapman cavalca le onde di una marea che i New Order non hanno mai affrontato.

La freschezza dell’album continua ad emergere proseguendo con l’ascolto. Si va dalle veloci ballad malinconiche ed electro-acustiche, – “Academic”, “Nothing but a fool” -, fino ad altre piccole variazioni sul tema electro-rock, come la già citata “Unlearn This Hatred” o la cinematografica “The Game” – dove il corpus rock del brano emerge e affonda costantemente assieme alla matrice electro. Non mancano però sperimentazioni maggiormente ardite. “Stray Dog” si specchia nei suoi lineamenti urbani e nelle sue crescite minimali ma sistematiche: accenni di basso che fungono da acceleratore, con Iggy Pop che interpreta il narratore. Si chiude con una hit iper-ballabile. “Superheated”, sembra uscita da “Get Ready” o “Waiting for the Siren’s Call” e nasconde un paio di perle. La prima è rappresentata dal cammeo a firma Brandon Flowers dei Killers, la seconda invece arriva ascoltando attentamente quei synth, quelle cavalcate elettroniche talmente french, da ricordare da vicino il “Confessions Tour” di Madonna –  e infatti Stuart Price è il produttore che si cela dietro ad entrambi i progetti.

Dispiace per gli orfani di Peter Hook, della sua seminale ma ingombrante presenza, della tradizione e tutto il resto, ma questo “Music Complete” fa esattamente quello che promette: musica a 360 gradi con la tipica primaverile malinconia che solo i New Order riescono a trasmettere.