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18/01/2016 | controcanti | ![]() |
Mia madre da giovane fumava le Muratti. Le sigarette col filtro bianco. Adesso, non è che mia madre da giovane suonasse o cantasse in un gruppo punk. Anche perché, probabilmente, il massimo del punk per lei dev’essere stata Jo Squillo. Ma quelle “Muratti“, proprio come quelle cantate in questo disco dai “La Via degli Astronauti”, anche per lei non torneranno più.
E quanto tempo abbiamo passato, chiusi in camera, a ripeterci che tutto era finito? A farci le pippe, in sostanza. Mentali e non. Per fortuna ci sono dischi come “Dietro ogni memoria”, l’esordio di questa giovane band napoletana che, pur non inventando nulla, e anzi, senza nemmeno provarci, investe tutta la grinta possibile per portare avanti un’idea di musica che va dal punk al post-hardcore, ed è fatta per essere ascoltata dal vivo. Tanto che sparandotela in camera un po’ ci rosichi. E pensi “adesso piglio e parto”. Poi però non lo fai e ti sentì pure uno stronzo.
Pezzi come “Dal Pozzo” e “Tristi Tropici” sono semplicemente perfetti nella loro irruenza. Immaginatevi i Verme o i Fine Before You Came, ma con un filo d’aria in più, che li fa volare fino in Texas, fra le note di “El Gran Orgo” degli At The Drive-In, o meglio, a casa Dischord, fra le braccia di Guy Picciotto e dei suoi Rites of Spring. Una volta tanto, anche i testi in italiano fanno la loro figura, non sempre a dire il vero, ma in più di un passaggio regalano momenti suggestivi, empatici. Come la musica vera esige.
Da premiare, inoltre, è lo splendido lavoro svolto dalla band sulla struttura e sugli arrangiamenti dei brani, che si rivelano ricchi di sorprese, ed improvvisi cambi di scenario, che fanno la differenza fra un disco punk qualsiasi e un disco che oltre al cuore e al sudore, che sono sempre alla base di tutto, ci mette anche la giusta dose di fantasia. Se non per rivoluzionare il genere, quantomeno per rendergli onore. E non è detto che questo esordio fulminante, invero seguito di un E.P risalente a cinque anni fa, non sia il preludio a imminenti scommesse. Del resto, se i primi secondi della prima traccia, intitolata “Marinai (No More)”, sono una delle cose più fugaziane mai fatte in questo paese, vorrà pur dire qualcosa.
Tagliando corto, “Dietro ogni memoria” è un disco figlio di un’altra epoca. Parente stretto di tutte le opere che trasudano passione ed urgenza espressiva. Ci piace pensare che un giorno, quando l’Italia uscirà dalla sua cameretta, ci metteremo a seguire “La Via degli Astronauti”.
P.S: La Quota Lol viene vinta dal brano “Mickey occhi blu”, che cita il titolo di una commedia romantica con Hugh Grant ambientata fra i gangsters.