All posts by Marco Tucciarone

Angels & Airwaves – The Dream Walker

Angels & Airwaves – The Dream Walker

Un disco che, a tratti, mi ha preso per mano, guidandomi nel sogno di un visionario che molti deridono. Un Don Chisciotte venuto dal Mainstream. A conferma di ciò, c’è una scena tratta dal documentario “Start the Machine”, che ci svela il dietro le quinte delle registrazioni di “We don’t need to whisper”. In questa scena vediamo Tom che discute coi membri della sua band, ora quasi tutti fuoriusciti, mentre un montaggio alternato mostra vari articoli di giornale che ospitano le sue farneticanti dichiarazioni, della serie “Cambieremo la storia del Rock!”

Einsturzende Neubauten – Lament

Einsturzende Neubauten – Lament

Un capolavoro che consiglio a tutti. Opera totale in cui la musica colta incontra il rock e l’industrial, ma non nel modo roboante che sarebbe lecito attendersi. È un viaggio che spesso sembra condurci sottovoce nei sotterranei di un archivio storico. In opposizione alla furia espressionista, al suo grido di guerra, come direbbe Ladislao Mittner, che pure a tratti esplode, la band ha adottato un pacato rigore, un calcolo millimetrico di ogni sfumatura, in un lento processo mimetico che porta lo stile, gli stili, a farsi tutt’uno con l’oggetto, con i documenti studiati.

Edda – Stavolta come mi ammazzerai?

Edda – Stavolta come mi ammazzerai?

C’è poco da fare. “Stavolta come mi ammazzerai” arriva come un fulmine a ciel sereno, anche se di ciel sereno non v’è parvenza, in quest’ennesima annata italica un po’ sonnacchiosa. Il giusto risarcimento dopo tanti anni di oblio. Intendo il nostro, non quello di Edda.

Tv On The Radio – Seeds

Tv On The Radio – Seeds

Nell’ascoltare questo “Seeds” raccogliamo i frutti di una promessa mai mantenuta. Una promessa che probabilmente, tagliato il traguardo del quinto album, andrebbe un attimo ridimensionata.
Detto ciò, il disco non è né abbastanza brutto da beccarsi due saette, né abbastanza bello da accaparrarsene tre. Ma visto che la classe è cristallina, e i pezzi ben fatti non mancano, che Zeus ne scagli tre. Anche l’omino del crash test è d’accordo.

Medicine – Home Everywhere

Medicine – Home Everywhere

Di riffa o di raffa, questo disco è destinato a dividere. Alcuni lo troveranno un’accozzaglia di spunti senza costrutto. Altri un lussureggiante concentrato di idee. La verità, come al solito, non sta nel mezzo. Qui non c’è spazio per il revival. Solo il Gioco e la Libertà hanno diritto di cittadinanza. E se il gioco è una cosa dannatamente seria, questo disco non è da meno.

Rancid – Honor Is All We Know

Rancid – Honor Is All We Know

“Honor is all we know” è l’auto-celebrazione di un successo. Di tutto ciò che è già accaduto. Una foto di famiglia in cui ognuno è seduto al proprio posto. E neanche la lente più affilata vi percepirebbe il minimo smacco. Nulla di perturbante. Tutto rassicurante. Nessuna catarsi. Il punk non abita (più) qui.

Jessie Ware – Tough Love

Jessie Ware – Tough Love

Una voce piena e radiofonica, che cela un mondo ancora tutto da scoprire. Un ritornello da canticchiare sotto la doccia, in una camera d’albergo ai confini remoti del pop. E svariati richiami alle pagine più insulse della musica mainstream da almeno vent’anni a questa parte. Forse solo un modo per mettere in mostra le proprie abilità. Forse solo un esercizio di stile mal riuscito.

Kele Okereke – Trick

Kele Okereke – Trick

Questo disco merita di essere stroncato perché emana noia e prevedibilità ad ogni singola pulsazione.
Questo disco merita di essere stroncato perché affida a melodie dozzinali, e schemi risaputi, il compito di mostrarci il lato più intimo di un’artista.
Questo disco merita di essere stroncato perché tutto quello che ha da dire lo dice nell’ultima traccia. E se non gli dai fiducia è difficile arrivarci.
Questo disco merita di essere stroncato perché, salvo rarissime eccezioni, ti sembra sempre di ascoltare la stessa, brutta, canzone.

The Drums – Encyclopedia

The Drums – Encyclopedia

Nel complesso non possiamo definirlo un ascolto spiacevole. Scivola via senza dare troppo fastidio, perfetto come sottofondo, malgrado la cupezza delle liriche. Un po’ come certe enciclopedie, che una volta riposte sullo scaffale, diventano parte dell’arredamento. Quasi una protesi della parete.

Antemasque – S/t

Antemasque – S/t

L’opera di questi due folli è come un’edera rampicante che si dirama ovunque la portino i significanti del loro orizzonte musicale, letterario, pittorico, cinematografico. Un film proiettato nel futuro, le cui riprese sono ancora in pieno svolgimento. E Noi, più che tirare le somme, dovremmo semplicemente gustarci la scena, mentre loro ne allestiscono già un’altra. L’ultima, ad esempio, è bellissima.

Esben And The Witch – A New Nature

Esben And The Witch – A New Nature

Infondo, il problema di questo disco è che, dopo il tornado della suddetta “No dog”, tutto l’insieme, dalle melodie, fino alle trame di basso e chitarra, si avviluppa su di sé, senza più regalare forti emozioni. E non basta qualche squillo di tromba, o un pugno di vocalizzi alla Patti Smith nella penultima “Blood teachings” , per destarci dal torpore. Senza contare che la durata spesso eccessiva dei brani risulta ingiustificata rispetto all’effettiva quantità e qualità di spunti che possiedono. Si ha quasi la sensazione che le parti strumentali fungano da mero pretesto per i lunghi monologhi di Rachel. Ma forse mi sbaglio. Fatto sta che, sulla lunga distanza, a prevalere è la noia.