John Cale – Music For A New Society / M: FANS

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Mi sono concesso qualche giorno per assaporare con la dovuta attenzione questo nuovo progetto di John Cale che è finalmente giunto a noi, con particolare soddisfazione del sottoscritto peraltro. Lo confesso, ho da sempre amato Music For a New Society, inizialmente edito nel settembre 1982 per la storica Ze Records, etichetta Newyorkese fondata nel 1978 da Michael Zilkha e Michael Esteban in cui trovarono casa: Lizzy Mercier Descloux, James Chance And The Contortions, Was (Not Was) e molti altri.

Il termine progetto non è casuale, qui John, non ha infatti offerto un semplice e molto gradito remaster ma, come annunciato, ha anche pensato a una completa e radicalmente nuova rielaborazione dell’opera.
Ed è proprio questa la chiave per la comprensione di tale percorso. Music For A New Society è stato un album fondamentale per l’ex Velvet Underground, fortemente introspettivo, sofferto con un’incredibile forza resa attraverso un suono scarno ma pregno di meditati dettagli esecutivi ben altro che casuali. Pezzi come: Taking Your Life In Your Hands, (I Keep A) Close Watch (già presentata in versione differente su Helen Of Troy del 75), Broken Bird o Chinese Envoy, solo per citarne alcuni, sono li a dimostrarcelo, conferendo inoltre al disco qualcosa che fin oggi ci pareva unico è immutabile, vicino per alcuni aspetti a Camera Obscura di Nico (1985), che non a caso vide la collaborazione di Cale alla produzione.

Ecco che M: FANS, compagno, nonché nuova ri-esecuzione/elaborazione così battezzata, ha completamente smontato tale presunta convinzione, portando alla luce un lavoro completamente nuovo, rivisto e ripensato per l’oggi da un Cale che vive questi brani, li riscopre e ri-immagina per il 2016, da un punto di vista molto differente e con un bagaglio di esperienze che è mutato dai tempi passati. E’ proprio questo il punto di forza di molte creazioni artistiche, al di là delle solite legittime questioni di gusto; immaginare qualcosa per l’oggi con la consapevolezza del passato non adagiandosi eccessivamente su ciò che è stato o si è stati – un plauso particolare anche per “State e Global” di Todd Rundgren, per non parlare di “Runddans“.

Insomma, a seguito di questa personale divagazione, il lavoro svolto da John in M:FANS è davvero apprezzabile, nonostante questi arrangiamenti elettronici, nettamente contrastanti rispetto alla versione precedente dell’album, possano anche spiazzare: ma avrebbe avuto senso un semplice remaster o forse una copia carbone live o studio della versione a noi nota?