R.E.M: le ragioni di una fine

È sempre un po’ triste quando percepisci, da spettatore esterno, per non dire da ammiratore, la stanchezza negli occhi degli artisti, specie quando questi artisti sono stati degli idoli per diverse generazioni, compresa la tua.
E insomma, i R.E.M non torneranno più. Il loro concerto a Città del Messico, risalente ormai al 18 Novembre del 2008, è stato proprio l’ultimo. E il buono, ma non imprescindibile, “Collapse into now” è stato il full-lenght conclusivo di una carriera da sogno.

Capitolo chiuso, in sostanza. A sottolinearlo ancora una volta è il chitarrista Peter Buck, che felice di aver ormai allontanato quel periodo difficile, quando in pratica la sola idea di dover portare avanti la band era diventata una zavorra insostenibile (che tristezza, quando gli artisti imbiancano come le mamme cantate da Battiato in “Bandiera Bianca), rilascia queste frasi:

“Tecnicamente, la band si è sciolta. Ma non fino in fondo. Abbiamo solo smesso di fare dischi o concerti. Possediamo una struttura editoriale. Siamo i proprietari dei master relativi ai dischi fatti con la Warner. Siamo proprietari di edifici. Abbiamo un magazzino pieno di incisioni su nastro e cose varie che non ho ancora avuto modo di vedere. Perché dovrei mettere piede in un magazzino?”

Il passato, insomma, è un vecchio magazzino in cui i vecchi ragazzi non vogliono più entrare. E quel vecchio magazzino si chiama R.E.M.