Clamat – The Clamat Collection Of Wonders

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In una Bologna distopica, s’aggira furtivo uno sciamano. Offre viaggi contenuti in piccole schegge opaline, garantendo sensazioni forti come la marijuana messicana e avventure tropicali d’altri tempi. Lui definisce la faccenda come: “Una collezione di meraviglie”. Noi, dopo più di qualche giro sulla giostra, possiamo definitivamente confermarne la natura e raccontarvi la dinamica.

In principio, ad accoglierti arriva l’anima di Nat King Cole. Così parrebbe ad un primo distratto sguardo. Canticchia la sua “Calypso Blues” alla maniera della Blues Explosion, e a ben vedere è vestito come Jon Spencer. Nat cela un morboso desiderio di fuga dalla realtà, che scandisce continuamente nel refrain:

“Sittin’ by the ocean, me heart she feel so sad…”

Si calmerà solamente alla vista di quella piantina magica che si ostina a fumare con piacere, mentre noi veniamo catapultati all’interno di un universo Garage-Rock pensato dalla mente di Screamin’ Jay Hawkins – Wunder Maria”. Quasi un rito priapico in onore della marijuana, che dura fino al momento in cui, qualcuno all’esterno delle nostre menti, mette sul piatto qualcosa degli Stones – “Long John Silver”. E allora ecco materializzarsi Keith Richards vestito da bucaniere, mentre si atteggia da maschio alpha sulla prua di una fatiscente imbarcazione battente bandiera piratesca. Tutto improvviso e vivido, come il mal di mare, il susseguirsi delle onde ed il cavalcarle da parte della bagnarola. Un movimento ondulatorio che si tramuta sensualmente in un Funky-Blues – “Angus” – sincopato e dominato dal Sax – di Guglielmo Pagnozzi.

Il sole è alto e fa brutti scherzi“, deve aver pensato qualche volta Don van Vliet mentre, all’interno della propria roulotte, disperso nel nulla, componeva pura magia. E così anche per noi arriva la magica insolazione al gusto salsedine: un po’ come se Beefheart flirtasse prima con i Cramps e poi con Bob Log III, fantastico – “Slim Baby, Ah Ah Ah”. L’approdo sulla terra ferma, con rispettivo risveglio sarà invece affidato ad una jam farcita da sapori e odori tropicali pericolosi, quasi una jazz session furiosa che resetta e riprogramma il cervello per un nuovo imperdibile viaggio.
Al risveglio saranno cicale, tante cicale.