Violent Femmes – We Can Do Anything

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Immaginate il sole alto nel cielo che volge lo sguardo a sterminate distese di classic rock, tra spighe di grano sbilenche e strade sterrate e polverose. We Can Do Anything dei Violent Femmes ingloba al suon interno questa fotografia color seppia, assieme alla tensione ritmica di un’America rurale e lontana ma ancora viva e frizzante: come il sapore di una buona bottiglia di vino d’annata.

Il sound della band di Milwaukee, oggi esplode in una festa a base di revival folk, conservando l’identità delle proprie origini. C’è dunque lo stampo un po’ weird e un po’ freak degli esordi, la visione sbarazzina e strampalata del suono targata 1983, le allucinazioni storte delle commistioni di country e blues, l’eco della registrazione di strumenti e voce live in studio, l’atteggiamento punk decadente che sposa la timbrica vocale sempre ubriaca e ben riconoscibile di Gordon Gano.

Il disco è un viaggio fatto di irriverenti ballate (Memory,Travel Solves Everything, Holy Ghost, Big Car), filastrocche sbarazzine che pescano nell’immaginario tradizionale americano (Could Be Anything, Issues), delicate carezze d’altri tempi (What You Really Mean) e impetuose cavalcate sonore (I’m Not Done), il tutto all’interno di un tripudio di umori dall’animo suadente.

We Can Do Anything conserva la bellezza fresca dello stile del gruppo, la semplicità indolente delle strutture compositive sghembe che colpiscono l’ascoltatore. Non c’è nulla di nuovo da aggiungere a quanto già detto, ma quello che scorre si lascia piacevolmente ascoltare. We Can Do Anything è un po’ il negativo di quella storica copertina con la ragazzina che guarda attraverso una finestra sgangherata, scovando questa volta le ombre del suo passato.