Mothers – When You Walk A Long Distance You Are Tired

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L’attesa della critica per la band di Athens non ha fatto altro che alimentare le aspettative. Da “Best New Band” a “disco del 2016”, i Mothers hanno fatto il loro ingresso sul palcoscenico della musica spinti da marchi, timbri e categorizzazioni prima ancora dell’ascolto di una singola traccia della loro prima uscita. Non che Kristine Leschper – leader del gruppo e madre di testi e melodie – abbia disatteso il tutto, anzi. Ma la sensazione è che l’equilibrio di questo disco tenga fino ad un certo punto.

L’introspezione e la visione malinconica della Leschper è caratterizzante nei testi e viene tradotta nelle sonorità attraverso l’utilizzo di arpeggi acustici e lo sporadico ricorso ad una più pungente linea elettrica. Chiaro che il basso profilo avesse il carattere della trasmissione di quella sorta di meditazione su vizi e virtù sociali contemporanee: da Too small for eyes a Hold your own hand, passando per le punte leggermente ed armoniosamente più elettriche di Copper Mines e Lockjaw, il disco segue una nitida linearità, in cui è presente la mano di Drew Vandenberg (Of Montreal e Deerhof), a tema centrale di idilliaca descrizione dei sentimenti umani.

Un buon esordio che necessita ora di esperienza e sperimentazione per arrivare alle pretese pretenziose della critica e condire quello che ad oggi, con When You Walk A Long Distance You Are Tired, è ancora un prodotto troppo essenziale e troppo poco caratterizzato per mettersi in risalto nell’attuale panorama musicale.