Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: (da 1 a 5) |
28 ottobre 2016 | A Recordings | bjm.com |
Sono passati ormai più di vent’anni di iperattività artistica, costruita su una miriade di album e su una valanga di varietà neo-psichedeliche, ma la nostalgia di un passato sonoro – fondato su un revival di distorsioni e su visioni caleidoscopiche dall’animo vintage –, non ha mai abbandonato lo spirito e gli intenti di Anton Newcombe e dei suoi Brian Jonestown Massacre.
Third World Pyramid è l’ultimo vagito della band, registrato e prodotto dal solo Newcombe nel suo Cobra Studio di Berlino. Il nuovo lavoro fonda le proprie radici su di una miscellanea lisergica ben rodata e qualitativamente alta: ponendo le sue fondamenta su quel prisma di suoni che conserva la storica cifra stilistica del gruppo. Nel disco – che vede coinvolti Ricky Maymi, Dan Allaire, Joel Gion, Collin Hegna, Ryan Van Kriedt, Emil Nikolaisen dei Serena-Maneesh e le voci di Tess Parks e Katy Lane –, si susseguono allucinazioni Sixties, deviazioni Psych-Folk con spruzzate di blues su fiumi di riverberi.
Una nenia oscura e dolente definisce sfumature sonore malinconiche in “Good Mourning”, mentre in in “Government Beard, Don’t Get Lost” viaggiano continue le allitterazioni psichedeliche. Tenue e morbida è la rilettura estatica e rarefatta di “Assignment Song” – il classico di Nina Simone. Fantasmi New-Wave fanno poi capolino nella titletrack e trame Surf-Rock avvolgono “Lunar Surf Graveyard”. L’ipnosi del viaggio culmina infine con l’evocativa “The Sun Ship”.
Con “Third World Pyramid” i Brian Jonestown Massacre continuano a sostare sulla soglia del suono in maniera solida e impeccabile, costruendo immagini mentali riconoscibili e allo stesso tempo sempre appropriate. È un album che custodisce una visione notturna vista dall’alto di una piramide sonora, in cui lontani paesaggi desertici si fanno depositari di una Neo-Psichedelia senza tempo.