Il Pan Del Diavolo – Supereroi

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Se Supereroi fosse un’opera prima e i Pan Del Diavolo fossero sconosciuti chiuderemmo all’incirca così la recensione:

“..forse una nuova voce per il Rock italiano più tradizionale, una nuova voce se vogliamo un poco gommosa eppure veracissima, Pop Rock figlio delle esperienze pre e post Elettromacumba di litfibiana memoria, di esperienze di genuflessione alla carriera solista di Pelù ma anche di un’ urgenza espressiva che si risolve spesso in botte sonore da malviventi in cravatta, qualcosa di simile all’esordio (ruffiano ma) non disprezzabilissimo (in Italia) dei primi Negrita, stiamo a vedere che succederà nelle radio”

Ma Alosi e Bartolo, il nostro duo palermitano, non è di primo pelo anzi, è autore di dischi intensi e apprezzati e questo Supereroi è oramai la quinta prova. Una fatica che ha il sapore della strada sbagliata come mai abbiamo ascoltato sotto il logo Pan Del Diavolo. Ciò che ci ha fatto innamorare ai primordi cade nel dimenticatoio definitivamente – le meravigliose partenze del 2009/2010 –, d’altronde in questi anni abbiamo assistito ad una lenta ma inesorabile metamorfosi del gruppo.

Nel 2009 il loro Ep omonimo attirò l’attenzione aldilà dell’idea di nuovo gruppo busker in grado di mescolare influenze originali e sudiste. Nel lavoro successivo fatto di ben 12 pezzi-gioiello inanellarono una sorta di capolavoro costruito su suoni tarantolati Folk e Punk. Quel disco incisivo è “Sono All’Osso“, vero e proprio esordio con annessa dichiarazione d’intenti. Un disco in cui l’urgenza si tramuta in una vera emergenza espressiva, con testi eccezionali e personalissimi dalle tematiche adolescenziali: qui farcite da punti di vista obliqui in un cut up letterario fresco e creativamente ben in vista.

Il paesaggio dei due album a venire si farà più riflessivo. I Pan del Diavolo fremono ancora, ma s’innesta qualcosa di nuovo quando si rifugiano nel Folk di Piombo, Polvere e Carbone (2012). E tra chiaro scuri e grande intensità roots , emergeranno anche le prime note stonate: forse dettate dal bisogno di uscire da una formula così praticata durante l’intensa attività live.

Infine FolkRockaBoom (2014), che a dispetto del titolo non era veramente nessuna delle tre cose.. Il battito del piedino è quasi assente, compensato da nuovi interessi per l’introspezione, la canzone d’autore, e forse per un’apertura ad un pubblico più vasto: non può essere un caso la tentata sortita Sanremese.

Con Supereroi il salto è simile a quello di Castelnuovo nella pubblicità dell’Olio Cuore – se siete troppo giovani andatevi a rivedere la spassosa pubblicità degli anni ’80. Qualcosa di finto, per un prodotto che poteva anche essere buono per abbassare il colesterolo. Ma a noi i Pan del Diavolo ci piacevano quando il colesterolo ce lo facevano alzare.

La voglia di Pop è definitiva, ahimè quanto l’asservimento al nuovo pigmalione che entra coi gomiti alti nella produzione, cambiando quasi i connotati del duo. Ben inteso, Alosi canta come mai prima d’ora e le nuove incisioni in primo piano gli donano particolarmente, i testi però ora imbarazzano tanto quanto le parti strumentali a cui si appoggiano: riassumibili in un connubio fra Hard Rock e le derive nostrane più sguaiate. Quella veracità che speravamo potesse essere attinta da un Capossela, dai Sacri Cuori, dai Calexico, o dai Guano Padano, semplicemente non esiste.

Sirene delle ambulanze, tentati ritornelloni, assoli, riverberi, schitarrate e giri tex mex iper consumati, abbracciano ballate noiossime (fra slide tediose e testi vacui), pezzi duri e robusti che non portano a nulla – anche se dal vivo nutriamo la curiosità di sentire la carriera del gruppo rivista in chiave Tito & Tarantula – se non alla voglia di rimettere su “Terremoto” o “Spirito” dei Litfiba. In molti casi perfino la metrica di alcuni testi pare quella di papà Pelù, e francamente la sensazione la dice lunga.

Un passo falso che speriamo non trovi riscontro nelle radio. Anche perché sarà difficile fare proseliti sulla scia di questo sound volgarotto e della grana grossa. Saranno felici di fan(s)atici del Renzulli/Pelù pensiero, capaci di rendere ancora oggi incredibilmente omaggio al suono nato da Pirata in poi – sono loro a mantenere le carriere di questi musicisti, ora produttori. Fans e ascoltatori superficiali o alle prime armi che costituiscono la Grande Nazione di paganti felici, talvolta nostalgici ma sempre credenti , aldilà di quello che il mito produce.

Non si spiegherebbero altrimenti certi fenomeni ancora in piedi, tra cui gli stessi Litfiba: un corpo musicale che cambia (eccome) senza che questo porti ad un qualsiasi risultato rilevante. Crediamo che qui, in questi prestigiosi luoghi, ed esclusive lande, i Pan Del Diavolo non sappiano dove accamparsi. Ce lo auguriamo in virtù delle ottime cosa fatte in passato.

Data:
Album:
Pan Del Diavolo - Supereroi
Voto:
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