Liars – TFCF (Them From Crying Fountain)

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Se sulla scena musicale d’avanguardia contemporanea esiste una band indecifrabile, abituata a cambiar pelle e aspetto quelli sono i Liars. Faremmo meglio a dire “liar” visto che quello che è nato diciassette anni fa come un trio, con l’ultimo “TFCF” si è trasformato in un progetto solista con a capo un sedotto e abbandonato, come ci suggerisce l’immagine di copertina, Angus Andrew.

Si parla di avanguardia e utilizzare un termine abusato e spesso privo di vero significato come questo ci permette con comodità di definire l’indefinibile, di denominare una musica che ha sostanza ma non ha forma, perlomeno rispetto a quello che comunemente si definisce rock.

Andrew in questo è, appunto, un maestro ed è grazie al suo talento che i Liars sono riusciti a imporsi in un ambiente come quello losangelino, molto più dogmatico di quello newyokese. “TCFC” segna però la fuga da L.A. e il ritorno nella natìa Australia. Il motivo è dovuto alla partenza, a quanto pare amichevole, di Aaron Hemphill che ha deciso di lasciare proprio mentre quest’ultimo lavoro stava prendendo forma.

Un piccolo studio nei boschi australiani, la solitudine, il tempo per pensare ed ecco che nella testa di Andrew tutto diventa più chiaro, forse per la prima volta nella carriera dei Liars. Di fondo la musica resta la stessa: semplicemente diversa, per quanto affine, a tutto quello che avevamo ascoltato in precedenza. Ovviamente il tutto va declinato restando fedeli ad un approccio sarcastico e mai scontato.

La sperimentazione e la commistione dei suoni trasmettono in pieno la natura triste dell’album. Quello che dicevamo essere stata una separazione amichevole in realtà forse cela una certa sofferenza, quella sensazione di solitudine e spaesamento che viene sperimentata e plasmata per renderla musica. Stavolta i suoni non scacciano i sentimenti ma quest’ultimi sono urlati nel silenzio della natura.

Andrew intraprende un percorso di consapevolezza e reazione, proprio come fa chi viene abbandonato e tira fuori le “sue prigioni”. La capacità di aver spaziato e osato in passato è giunta in aiuto in un momento critico per la vita di una band. La storia è piena di “John Frusciante” ma in questo caso non se ne sente la mancanza proprio perché per i Liars niente è mai stato come il precedente. Il nuovo viene abbracciato e sfidato stavolta ancor più che prima e se sono demoni ben venga perché ci sarà un modo inedito di scacciarli.

Ammettiamolo: in quel vestito da sposa Andrew sfida qualsiasi limite alla decenza estetica ma in “TFCF” l’ovvietà di una metafora nasconde però la profondità di chi potrebbe dire che: “I Liars sono io e voi non siete un cazzo”.

Data:
Album:
Liars – TFCF (Them From Crying Fountain)
Voto:
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