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15 settembre 2017 | La Tempesta | ninosdubrasil.com |
Nico e Nicolò: suono-gesto-natura. Per Nico, in particolare, l’arte è una forma di resistenza: dall’attivismo socio-politico (With Love) ai Ninos Du Brasil, passando per Codalunga – lo studio sperimentale dove propone artisti underground internazionali e del territorio –, fino al progetto Scholomance.
E quest’ultimo ben si presta come incipit al nuovo lavoro della band.
«Scholomance era il nome di una scuola che di tanto in tanto apriva da qualche parte nella foresta della Transylvania dove il diavolo in persona insegnava a dieci prescelti i segreti della natura e il linguaggio degli animali.» dice Nico in un’intervista.
Da questo presupposto, il progetto si muove sfruttando la scultura modulare – composta da quasi 200 fusioni di alluminio – come un’apparizione. Una serie di lezioni che puntano a sedimentarsi sull’opera stessa alla maniera delle foglie e degli animali in putrefazione sul manto umido della foresta.
Dunque, una ricostruzione del paesaggio naturale come pratica d’iniziazione alle tematiche occulte? Si, e se contiamo la suggestione scaturita dalla figura della foresta misteriosa, in connubio con il territorio della regione Transilvana, ci troveremo nel bel mezzo di un incrocio di leggende e superstizioni che puntano dritto verso il vampirismo.
Non stupisca dunque l’utilizzo di una copertina raffigurante un pipistrello – dipinto dall’artista britannica Marvin Gaye Chetwynd – e neanche la presenza di un titolo (dell’opera) che ne sottolinei la leggendaria immortalità: previa condanna demoniaca al nutrimento esclusivo di sangue umano. La notte, qui, non è solamente da intendersi come oscurità dell’animo, piuttosto come territorio prediletto per le creature che da essa traggono energia.
Esoterismo ed Etologia.
Strati di synth e batterie elettroniche che si sposano con voci, effetti, ed una fitta trama di “oggetti di varia natura che potessero avere un suono nuovo ed accattivante“. Bravo Rocco Rampino che ha permesso tutto questo in sede di produzione. Roba tipo “Algo Ou Alguém Entre As Arvores”, fra sovrapposizione (di suoni), bottiglie che rotolano e strani discorsi autoritari. Brani per una corsa a perdifiato nella foresta nera, così umida e temibile, con la sensazione perenne di essere braccati da qualcuno o da qualcosa.
Si dice che ascoltando “Vida Eterna” si possa comprendere come suoni un carrello della spesa che incontra delle maracas fatte con noci di cocco e sassi: ed è vero, ma anche i più rispettati sciamani usano metodi non convenzionali, occhio a semplificare la cosa ad un mero scambio sonoro, potrebbe costarvi caro.