Ringo Starr – Give More Love

Acquista: Voto: (da 1 a 5)

E’ sempre difficile per chi scrive, come per un qualsiasi beatlesiano, fedele parlare di un lavoro discografico di uno di loro. Tutte le volte si rimettono in moto una serie di emozioni mai sopite. In questo caso, come avvenuto spesso negli ultimi anni, parliamo di un nuovo lavoro di Ringo Starr.

Ecco, Ringo. Colui che dei Beatles era il collante e il batterista; riusciva nell’intento con il suo ritmo e i suoi modi, la sua fantasia. In grado di dialogare con la parte oscura di Lennon, con la spiritualità di Harrison, ma anche con l’ego di McCartney. Nicchie dove gli altri tre spesso si rifugiavano, entrando in un crogiolo di fantasia e tranquillità. Colui che edificò il mondo in cui si muovono canzoni alla “Octopus Garden” e “Don’t pass me by” – che qui viene reinterpretata.

Un profilo hippy che Ringo non ha mai perso in tutti questi decenni, tantomeno alla soglia dei settantotto. Un vaso di pandora fatto di colori e messaggi diretti verso un malinconico passato. Ringo tiene la barra dritta. Trasformando la propria indomita coerenza in un simbolo capace di attraversare con immutata eleganza l’epopea Beatlesiana, traendone sempre spunti e insegnamenti. In questa parabola di vita, raduna spesso i compagni di avventura, come avviene in “Give More Love“: da Paul McCartney a Joe Walsh.

Probabilmente, quest’ultimo episodio non sarà fra quelli da impostare nell’heavy rotation, ma si presenta alla maniera delle piccole pietre preziose, che incastonate in un disegno più ampio rendono bene l’idea di un’evoluzione: strappa un sorriso e lascia quella sensazione agrodolce e piacevole – un po’ come la Madeleine de Proust.

Così “Shake it up“, “King of the Kingdom” e “We’re on the road again” hanno quei ritornelli che si fermano qualche minuto nella testa, salutano con un sorriso e gentilmente se ne vanno. Definire la poetica di Ringo Starr non è semplice: ricordiamo gli stessi Beatles, nelle frequenti interviste degli anni sessanta, definivano il batterista in questo modo :”Ringo is Ringo”. Parole nelle quali c’è tutto: una personalità talmente semplice e lineare da risultare forse la più forte. Colui che si mette al timone/batteria per giungere alla terraferma.

Eccolo Ringo Starr: un artista che conosce il mondo della musica – dallo skiffle al punk –, senza disdegnarne il lato divertente e gioioso. E non dimentichiamo il bagaglio tecnico: chi non lo conosce, lo osservi nei vecchi filmati con e senza i Beatles. Il suo modo, spesso denigrato, di suonare la batteria è semplice ma sicuro e fermo. D’altronde, oggi ci si può imbattere in gente del calibro di Zak Starkey, batterista di gran livello, che suona con Who Oasis (e tanti altri) e che è il figlio di Ringo. Altri tempi e altri modi, ma non temete: qualche dritta dal padre è sicuramente giunta all’orecchio del figlio.

Insomma, possiamo dire che fossimo nei panni di Zak, saremmo orgogliosi di un padre che ha attraversato mito e storia moderna con una serenità artistica e un’allegria che pochi altri artisti, compreso qualche compianto compagno di viaggio, hanno cercato per una vita senza mai raggiungere.

C’mon Ringo.

Data:
Album:
Ringo Starr – Give More Love
Voto:
31star1star1stargraygray