Hole, Dave – The Live One

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Dall’Australia con furore, questo potrebbe essere il sottotilo di “The Live One” ottavo capitolo della discografia di Dave Hole. Dave è un inglese trapiantato nella terra dei canguri, gli anni per lui sono 55 ma ha la forza e l’energia di un ragazzino desideroso di far carriera. Dunque aspettatevi fuoco e sudore da questo live perché Hole è uno a cui non piace scherzare, se fa una cosa la fa come si deve. Egli è essenzialmente un chitarrista slide con una tecnica mostruosa e molto particolare: Tiene infatti il bottleneck sul dito indice (come si vede bene dalla copertina del cd) mentre tiene il palmo della destra aperto sulla tastiera. In questo modo ottiene una precisione incredibile e una velocità di esecuzione straordinaria. La sua unica pecca è quella di non essere un cantante eccelso ma comunque supplisce a questa lacuna con tanto impegno e una grinta enorme. Questo live è stato registrato in parte al Legends di Chicago ( il locale di Buddy Guy) e in parte a Perth. La chitarra è la dominatrice assoluta di questo disco e non potrebbe essere altrimenti. Si parte con “Jenny Lee” un r&r in stile anni 50 con venature r&b, buon inizio anche Dave si trattiene un po’ in questo brano nonostante un bel assolo. Le cose cominciano a cambiare con la successiva Demolition Man; Un bel blues che ricorda certe cose di Rory Gallagher soprattutto nel modo di cantare (ma l’influenza del grande irlandese si sente in molti altri pezzi ) in cui lo stile tagliente e aggressivo di Hole si mostra in pieno.Ancora grande chitarrismo in “Short Fuse blues” un classico di Dave in cui l’australiano lascia libera la sua slide di impazzare: Sempre la slide protagonista in “Every Girl i See” (un clasico di Willie Dixon), il nostro si fa tutto il manico e dalla sua chitarra escono fulmini e saette. Ottimo preludio per il pezzo migliore del disco, Dave infatti si cimenta in “Purple Haze” uno dei manifesti del mancino più famoso di Seattle (Hendrix ovviamente). Prova straordinaria anche alla voce, che a tratti ricorda molto quella di Jimi, assolo lunghissimi e mozzafiato, davvero una prova maiuscola. Dopo tanto furore un po’ di calma con lo strumentale semi country “Berwick Road”, tranquillità per modo di dire ovviamente. Il ritmo è meno intenso ma la slide urla che è un piacere , un vero manifesto della tecnica particolare di Dave. C’è ancora tempo per un omaggio alla città che lo ospita con “Take me to Chicago” e per “Bullfrog Blues” brano amatissimo da Rory Gallagher che chiude alla grande un disco live davvero bello. Un disco tutto sudore e lacrime, un live come quelli che si facevano una volta. A mio avviso questo è il disco migliore di Dave Hole, un musicista coi fiocchi che ama profondamente ciò che fa e questo amore si sente forte in questo “The Live One”, caldamente consigliato a tutti, rockblues come al giorno d’oggi raramente si sente, con una raccomandazione: Questa è musica da sentire a volume molto alto per cui dateci dentro con i vostri stereo!!!