Cat Stevens – Tea for the Tillerman

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Cat Stevens, londinese di origine greca (vero nome Steven Georgiou), è stato uno dei songwriter più originali e personali di tutti gli anni ’70. Dopo un inizio stentato, nella seconda metà della decade precedente, con due album poco riusciti, soprattutto a causa dell’arrangiamento orchestrale, nel 1970 Stevens pubblica “Mona Bone Jakon” il suo primo bel disco, in cui finalmente la sua grande espressività ha modo di mettersi in luce senza venir offuscata dalla pomposità dell’orchestra e dalle velleità di classifica (i primi due dischi avevano venduto molto bene). Brani come “Katmandu” e “Lady D’Arbanville” mettono in mostra la grande abilità del cantautore nell’analizzare fatti di vita quotidiana con una semplicità e allo stesso tempo una profondità non comuni. Al flauto si segnala la presenza del giovane Peter Gabriel. La crescita artistica del cantautore si completa con il successivo album, questo “Tea for the Tillerman”. Cat snocciola una serie di ballate acustiche dense di sentimento, intimismo e grandi melodie. La dolcezza della sua voce e la poesia delle sue parole si contrappongono al crudo realismo di argomenti anche spinosi. Questo album racchiude in sè tutto il meraviglioso mondo di Cat Stevens: qui troviamo il poeta romantico, il saggio filosofo e lo sguardo dell’uomo comune che osserva il mondo in cui vive. “Where Do the Children Play?” è il brano di apertura; splendida ballata che si apre su un tappeto di chitarre acustiche con la voce calda di Stevens, poi il brano cresce e nel finale entrano la batteria e il piano: Splendido apripista per un dico memorabile. “Hard Headed Woman” è una meravigliosa serenata col violino in sottofondo e uno splendido lavoro di chitarra acustica. Favolosa la prova canora dell’autore, soprattutto quando la canzone prende quota nel crescendo strumentale e Cat dà sfoggio a tutta la sua potenza espressiva. “Wild World” è una canzone immortale, epica, struggente una di quella canzoni per cui le parole non bastano: la voce di Stevens sorretta dal piano e dalla chitarra arriva direttamente al cuore. Wild World è un capolavoro assoluto una delle ballate più belle di sempre che dopo oltre 30 mantiene intatto il suo fascino perché canzoni come questa sono fatte per durare in eterno. La successiva “Sad Lisa” tutta piano e voce e violino è di una dolcezza disarmante. “Miles from Nowhere” inizia lenta col pianoforte appena accennato in sottofondo poi cresce, uno alla volta entrano tutti gli strumenti in un crescendo memorabile. “But I Might Die Tonight” è caratterizzata dall’ampio uso di cori mentre il piano come sempre è una sorta di seconda voce. “Longer Boats” è una sorta di ballata folk tribale che fa trasparire tutto l’amore di Stevens per le culture extra occidentali. “Into White” fa trasparire il lato più meditativo e filosofico del grande cantautore inglese con la solita splendida accoppiata piano \ violino (suonato da John Rostein) a dettare il ritmo della melodia. Si prosegue con “On the Road to Find Out” una sorta di menestrell song dal grande fascino che ci prepara alla monumentale “Father and Son”: come per “Wild World” anche qui le parole non bastano, non esistono termini sufficienti per descrivere la bellezza surreale di questa canzone. Non esagero affermando che ci troviamo davanti ad una delle ballate più belle di tutti i tempi, in questa song tutto è perfetto con la voce di Cat che raggiunge livelli di espressività epocali. “Father and Son” è una di quelle canzoni che non ci stancheremmo mai di ascoltare. La title track una leggiadra filastrocca di poco più di un minuto chiude un album epocale.
Tea for the Tillerman è uno di quei rari dischi perfetti, un affresco di rara bellezza, posso solo dire che non possedere questo album vuol dire non avere una delle cose più belle che la musica ha offerto negli ultimi 40 anni. Sicuramente uno dei dischi cantautorali più belli di ogni tempo.