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Passata la sbornia rock, che ha caratterizzato la sua carriera per tutta la prima metà degli anni ’70, Johnny Winter torna al blues e lo fa da par suo: supportato dalla band di Muddy Waters (James Cotton armonica, Pinetop Perkins piano, Bob Margolin chitarra, Willie “Big Eyes” Smith batteria e lo stesso Muddy presente in un brano) , con la quale ha nel frattempo iniziato una fruttuosa collaborazione come musicista e produttore, il grande chitarrista albino confeziona un disco di blues sanguigno con il suo magico dobro e la sua voce roca e potente a dettar legge. I brani sono tutti originali, tranne l’ultimo che è una cover di re Muddy, a sottolineare anche la ritrovata vena creativa; 9 canzoni di grandissimo spessore per un disco di grandioso blues. Si parte con “Tired of Tryin’” un superbo blues elettrico dove spiccano la magica armonica di Cotton e tutta la potenza vocale di Johnny che infila subito il primo superbo assolo di chitarra. La seguente “TV Mama” è un delta blues secco ed essenziale in cui Winter dà prova di tutta la sua maestria al dobro. Con solo una lieve percussione come accompagnamento, Johnny tira fuori dal cilindro una prestazione incredibile tra vocalizzi di grande potenza e virtuosismi chitarristici stellari. Johnny Winter è reputato da tutti il più grande spider blues vivente e ascoltando questa canzone si intuisce perfettamente il perché. Ancora la slide, ma stavolta elettrica, protagonista nella successiva “Sweet Love and Evil Women” un brano semistrumentale in cui Johnny non canta bensì lancia solo qualche urlaccio terrificante mentre villenta le corde della sua firebird, secco e travolgente. “Everybody’s Blues” è un slow in tipico Chicago style in cui ritorna a brillare l’accoppiata tra la 6 corde del leader e l’armonica di Cotton. Johnny suona con lo stile a corda singola tipico della windy city, dimostrando di saper padroneggiare alla grande qualsiasi tecnica, e si lancia in un fulminante duello a tre con “il piccolo strumento” di James e la seconda chitarra di Margolin anch’esso in grande forma. “Drinkin’ Blues” è un boogie blues fulminante con Cotton e Perkins sugli scudi mentre “Mad Blues” ritorna sulle sonorità di Chicago con la solita grande efficacia. Ancora favolosa la prova corale della band e debordante quella vocale di Johnny. Si procede con il grandioso slow blues venato di delta di “It Was Rainin’”: Perkins e Cotton stendono un efficace tappeto sonoro per il vocione di Johnny che poi spara uno dei suoi incredibili assoli di chitarra. In “Bladie Mae” il bluesman texano rispolvera nuovamente il dobro lanciandosi in un delta blues che trasuda fango e aria salmastra; Johnny richiama i grandi padri del blues e li omaggia con una prestazione favolosa. Il disco si chiude con “Walkin’ Thru the Park”; la voce inconfondibile che apre il brano è quella di sua maestà Muddy Waters, che per l’occasione imbraccia anche la chitarra. Johnny ci regala un ultimo memorabile assolo, intermezzato dai numeri dell’armonica di Cotton. Si chiude così un disco di blues da antologia. Johnny Winter mette a segno uno dei tanti colpi da maestro della sua carriera entrando di diritto nell’Olimpo dei grandi chitarristi blues di sempre. Il suo stile alla slide e il suo vocione roco restano una delle cose migliori che il blues ci ha regalato negli ultimi 30 anni e Nothin’ But the Blues è certamente uno dei lavori più belli di questo incredibile e inossidabile artista.