Skip James – The Complete Early Recordings of Skip James

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Il blues e le sue storie: le vite dei suoi più grandi interpreti fanno parte integrante della musica del diavolo e sono essenziali per capire da dove provengano certi suoni e certi testi. Non nego che una delle cose che più mi affascinano del blues sono proprio queste storie e i loro protagonisti. Gente povera, anzi poverissima, sempre in bilico tra bene e male. Alcune di queste storie sono tristi e malinconiche, ci raccontano di persone vissute di stenti, senza amore, senza casa, spesso senza cibo. Altre invece sono agghiaccianti per la loro crudezza e la loro drammaticità e sono pervase da un sinistro alone di mistero: proprio di una di queste ultime voglio parlarvi, la storia di Nehemia “Skip” James. Ben pochi bluesmen hanno avuto una vita turbolenta come quella di James e ancora meno rappresentano nell’immaginario collettivo la figura del musicista maledetto tanto questo sfuggente bluesman del Mississippi. Solo Robert Johnson e Peetie Wheatstraw hanno una fama simile, ma purtroppo la loro prematura scomparsa fa sì che questa sia relegata più al rango di leggenda che di realtà. La vita di Skip invece è testimoniata dalle persone che lo hanno conosciuto negli anni della sua riscoperta ( e che da questa esperienza sono simasti fortemente impressionati) verso la fine dei ’60. Ma andiamo con ordine: Il nostro nasce intorno ai primi anni del secolo (1902 o 3 a seconda delle biografie) in una piantagione dalle parti di Bentonia. Dei primi anni della sua vita si sa ben poco perché egli era un tipo molto schivo che non amava parlare di sè. Di sicuro si sa che era in possesso di un diploma ottenuto alla scuola di Yazoo, fatto questo raro per l’epoca. Il come e il perchè si sia avvicinato al blues resta un mistero così come le sue principali fonti di ispirazione; a tal proposito Skip diceva “Se ho imparato qualcosa da qualcuno, l’ho subito dimenticato, nessuno suona la chitarra come lo faccio io e se c’è io non l’ho sentito: Del resto non c’è nulla da insegnare; il blues o ce l’hai o non ce l’hai”.
Nel 1930 Skip si presenta ad un provino organizzato dalla Paramount in un negozio di barbiere, a cui parteciparono oltre una cinquantina di bluesman alla presenza del talent scout HC Speirs, il quale appena sentì suonare James gli fece subito firmare un contratto discografico. Il suo particolare falsetto, e la sua enorme abilità sia di chitarrista che di pianista colpirono subito il dirigente della prestigiosa etichetta che non si fece certo scappare l’occasione. Skip suonava in uno stile unico: alla chitarra era ben lontano dagli stereotipi del Delta. Il suo suono era sì ruvido e potente ma anche incredibilmente vario e complesso, incentrato su particolarissimi arpeggi sugli alti e fantasiose composizioni sui bassi. Al piano il nostro si esibiva in uno stile tutto suo, molto più vicino a quello di un chitarrista che a quello ritmico dei pianisti dell’epoca. Fu così che Skip James prese il treno e si recò a Grafton, cittadina vicina a Milwaukee, per la sua prima session di registrazione. Seduto su uno sgabello con solo la chitarra e il piano e un bicchiere di whisky, il grande bluesman snocciolò uno dietro l’altro una formidabile sequenza di capolavori come “Devil Got My Woman, “ I’m So Glad”, “Hard Time Killin’ Floor Blues”, “Cypress Grove Blues”, “22-20 Blues”, “Special Rider Blues” e molti altri. Tutti brani divenuti poi dei classici della musica del diavolo. La facilità di esecuzione e di scrittura di James era incredibile, egli sosteneva di essere in grado di comporre un blues in solo 3 minuti! Purtroppo, dopo quella session Skip tornò nel Mississippi e di lui non si seppe più nulla fino agli anni 60 quando venne riscoperto da John Fahey. La cosa più incredibile di questo immenso bluesman, oltre alla musica ovviamente, è stata la sua vita trascorsa sempre sul filo del rasoio: James fu un pappone, un contrabbandiere, un giocatore d’azzardo professionista, un assassino, un ladro e nel mezzo anche un predicatore. Vide entrambe le facce della medaglia e senza esitazioni optò per quella più oscura. Quelli che lo hanno conosciuto, e tra questi lo stesso Fahey, dicevano che in lui era ben visibile un’aura di inquietante malvagità. Il suo sguardo incuteva timore a chiunque lo incrociasse, in esso si specchiavano i demoni che da sempre lo tormentavano. Egli inoltre era un uomo rude, pervaso da un enorme disprezzo per gli altri e per il mondo e non perdeva occasione per esternare queste sue convinzioni, non curante delle reazioni altrui. Quando dopo la riscoperta Skip si presentò a suonare al prestigioso Festival di Newport la sua performance lasciò atterriti gli spettatori: essi erano abituati ai nuovi eroi del folk, a dei vecchi bluesmen che cercavano di rendere le loro canzoni più alla portata di tutti con melodie facili e testi annacquati. Skip invece snocciolò i suoi capolavori così come li aveva concepiti 30 anni prima: i suoi testi parlavano di fatti molto cruenti in modo dettagliato e incredibilmente duro e non mancavano mai gli accenni al suo stretto rapporto con il diavolo, da interpretare nel colorito e spesso metaforico linguaggio tipico del blues prebellico. In “22\20 Blues” James diceva: “Se mando a chiamare la mia donna e lei non viene, nemmeno tutti i dottori del Wisconsin potranno aiutarla, e se diventa bugiarda, prenderò al mia 22-20 e la spaccherò in due” . Oppure in “Devil Got My Woman” il nostro dichiarava: “Preferirei essere il demonio piuttosto che l’uomo di una donna così.” Parole dure cantate con un falsetto surreale e inquietante sorrette da un suono tetro sia alla chitarra che al piano. Nel disco che mi sento di consigliarvi sono racchiuse le 18 tracce che Skip incise nella storia session del 1930. Logicamente, essendo i brani molto vecchi, la qualità dell’audio, nonostante la rimasterizzazione, risulta essere piuttosto approssimativa. Ma se sarete in grado di non farvi condizionare da questo e baderete solo alla musica, allora sentirete uno dei più incredibili bluesman di tutti i tempi, potrete percepire chiaramente quell’aura di mistico mistero e di inquietudine che i suoi blues emanano. Molti pensavano che Skip James fosse il diavolo in persona: non era così, ma certamente un giretto all’inferno deve pur averlo fatto per poter suonare in questo modo.