Allison, Bernard – Kentucky Fried Blues Live

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Personalmente seguo la carriera di Bernard Allison praticamente dall’esordio del ’94, un po’ perché adoro la musica del suo leggendario padre, per chi scende da Marte parlo di sua maestà Luther Allison, un po’ perché sono sempre curioso di ascoltare i figli d’arte. Fino ad ora sono 9, live compresi, gli album che il nostro ha sfornato. A mio avviso il migliore resta il live del ’95 intitolato “No Mercy”. Gli album in studio sono a parer mio un po’ troppo edulcorati e non rendono a pieno tutta la potenza di Bernard, il quale, proprio come il padre, dal vivo è una vera furia. Questo nuovo live conferma tutto quello di buono che il primo disco dal vivo aveva detto, e che era comunque trasparso anche dai dischi in studio, e in certi casi ne rafforza pure il significato: innanzi tutto Bernard è dotato di una voce favolosa, non a livello di quella del padre che resta uno dei più grandi cantanti blues di sempre, e alla chitarra ci sa fare davvero. Il suo stile è molto più aggressivo di quello del leggendario genitore, molto influenzato da Hendrix , SRV e Buddy Guy, come dimostra l’ampio uso di wha-wha e quella sana voglia di stupire con numeri funambolici (memorabile quello col trapano) proprio come i tre sopra citati. Dal padre il nostro ha anche ereditato l’amore per il funky e per il soul e soprattutto per il jazz, infatti in questo album non mancano fiati e tastiere.
Il disco si apre con una breve introduzione dello speaker che annuncia il nostro con grande e trascinante entusiasmo : “The next generation of the blues…Bernaaaard Allison” e poi via con “Buzz Me”. Il nostro si lancia subito in uno dei suoi funambolici assoli ben supportato dalla band molto corposa (tromba, hammond, piano, basso, batteria) che lo supporta. Concluso questo breve strumentale il figlio di Luther esordisce con un “are you ready?” e poi si butta a capofitto in una strepitosa “Going Down”: subito sentiamo gli wha – wha e poi entra la sua voce potentissima e roca (quella di Luther era decisamente più melodica ma meno grintosa), che scandisce questa tiratissima versione del classico di Don Nix. Grande inizio e primo superbo assolo del nostro. Si prosegue con un sentito omaggio all’opera del padre: Allison jr. esegue in fila tre classici della discografia di Luther. Si parte con “Bad Love”, versione lunghissima (oltre 14 minuti) per questo splendido slow blues. Azzeccato l’inserimento della tromba e come sempre strepitosi i numeri alla chitarra di Bernard e la sua performance vocale: questo brano da solo vale già mezzo disco fidatevi. Segue “Life Is a Bitch” versione molto funkeggiante con una bella ed efficace prova del trombettista Trevor Newman. Il terzo brano della trilogia di Luther è “Midnight Creeper” eseguito in chiave swingante con forti accenti di r&b. Piacevole ma nulla di entusiasmante. Il finale invece è da cardiopalma. “Leave My Girl Alone” ( di Buddy Guy) è strepitosa: 18 minuti incredibili con SRV nel cuore (il brano è dedicato a lui) e nello spirito. Questo Bernard Allison è un bluesman con gli attributi di amantio (!!!) , se “Bad Love da sola valve mezzo disco questa song ne vale certamente l‘altra metà e pure qualcosa in più. Non si fanno canzoni simili dal vivo se non si ha la musica nel sangue e nel cuore e se non si è un musicista con le palle. Si chiude con “Good Time Woman” un brano di Johnny Winter che il nostro Bernard esegue con tanto di slide di ordinanza in maniera devastante. Voce strepitosa e grinta da vendere che concludono degnamente un disco coi fiocchi.
“Kentucky Fried Blues Live” è un signor disco, un live altamente coinvolgente con dei picchi di valore assoluto. Bewrnard Allison forse non diventerà mai come il suo illustre genitore ma certamente , almeno sul palco, è un bluesman coraggioso e creativo. Uno di quelli che si ascoltano sempre volentieri, se poi siete amanti della chitarra elettrica con questo live troverete pane per i vostri denti in aabbondanza. Caldissimamente consigliato.