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Dopo un periodo difficile, giunto in seguito al piccolo flop del suo primo album solista, il giovane Warren Zevon fa la conoscenza di Jackson Browne il quale capisce subito che il ragazzo ha talento da vendere. Jackson mette assieme una ottima squadra di session man e manda in studio Warren sedendosi lui in cabina di regia come produttore. Il risultato è “Warren Zevon” il disco che rivela al mondo la grandezza di questo incredibile musicista e songwriter. Nonostante l’album non avrà grandissimi riscontri commerciali grazie alla bellezza delle sue composizioni Warren diverrà artista di culto, ammirato incondizionatamente dalla quasi totalità dei musicisti americani e non solo. DA Bob Dylan a Jerry Garcia passando per Bruce Springsteen e Neil Young, tutti faranno la fila per lavorare con lui. Il perché di questo grande successo è presto detto: Warren Zevon scrive canzoni meravigliose; Senza trucchi di nessun genere il nostro sforna una serie incredibile di ballate, perlopiù pianistiche, di cristallina bellezza. La sua abilità di scrittore è enorme, Zevon sa scrivere canzoni epiche, demolire i luoghi comuni tipici dell’America dei gli anni ’70 con un sarcasmo e una profondità davvero fuori dal comune. Già dall’opener si capisce che questo album sarà destinato a durare nel tempo: “Frank and Jesse James” si apre con un piano leggero, quasi sussurrato poi esplode in tutta la sua eticità. La voce profonda di Warren ci racconta la storia di due ragazzi con tanti sogni nel cuore e una pistola in mano, una storia fatta di innocenza e crudeltà tra fiumi e praterie. Un ritornello grandioso e una melodia irresistibile guidata dal pianoforte dello stesso autore fanno il resto per una ballata che definire meravigliosa è ancora poco. A detta di chi scrive questa è una delle canzoni più belle in assoluto del mai troppo rimpianto cantautore californiano. Si prosegue con “Mama Couldn’t Be Persuaded”: Racconta la storia di un giocatore d’azzardo che deve fare i conti con la sua natura, il suo vizio, che si scontra con l’amore e pregiudizi della gente. Una canzone sulla provincia americana guardata dalla parte dei cattivi con sottile ironia e grande arguzia. Ancora il piano guida le danze ben supportato dai contrappunti di chitarra elettrica e dal magico violino del grande David Lindley. “Backs Turned Looking Down the Path” è riflessiva con un andamento country blues accentuato dalla slide di Jackson. “Hasten Down the Wind” è una struggente ballata romantica cantata con voce dolce da Warren e la splendida slide elettrica di Lindley che regala emozioni, il tutto è reso ancora più toccante dalla seconda voce femminile che si aggiunge a quella di Zevon nel ritornello. Splendida, un grande classico del nostro. Così come un grande classico è anche “Poor, Poor Pitiful Me”: canzone incredibile che mostra tutta la sottile ironia noir di Warren; la strofa iniziale (I’d lay my head on the railroad tracks And wait for the Double “E”But the railroad don’t run no more Poor, poor pitiful me) è strepitosa, Zevon parla di suicidio, di sesso di conquiste e del suo rapporto con le donne facendo una sorta di autocelbrazione ironica. Il ritmo sostenuto da tipico R&R col violino di Lindley e il sax di Bobby Keys che si uniscono al suo piano honky tonk risulta davvero irresistibile. “The French Inhaler” ha invece un inizio pianistico che mette in mostra la formazione “classica” del nostro, grande ballata dai toni epici dove ai cori troviamo Don Henley. “Mohammed’s Radio” è l’ennesima gemma del disco. Zevon dissacra l’America delle grande opportunità raccontando la storia triste della vita di un immigrato che non riesce a tirare la fine del mese. Lo fa con uno tono tra l’epico,( il ritornello) e il talkin. Davvero notevole la prova di Bobby Keys al sax e del solito Lindley alla slide, efficacissimi i cori con l’aggiunta di voci femminili. Di classico in classico arriviamo a “I’ll Sleep When I’m Dead”, Warren parla di notti bravi con il suo grande sarcasmo confezionando un pezzo divertentissimo, il nostro si cimenta anche in una riuscitissima prova all’armonica di stampo bluesy. Siamo giunti al momento topico del disco: “Carmelita” è…non so nemmeno come definire questa incredibile canzone. E’ semplicemente splendida. L’atmosfera borderland con la chitarra mariachi, la melodia epica e il testo crudo ma dolce che narra la storia di due amanti e della loro tragica dipendenza dall’eroina. L’abbiamo sentita spesso cantata,splendidamente, da Willy DeVille (altro grande estimatore di Warren) ma forse la versione originale di Zevon è più toccante, la dolcezza delle voce del nostro arriva direttamente al cuore emozionando a fondo. Capolavoro.” Join Me in L.A.” è invece un rock duro profondamente venato di soul con Bonnie Raitt e Rosemary Butler ai cori e al controcanto. Si chiude così come si era iniziato con una ballatona epica come “Desperados Under the Eaves”. Gli archi e il piano guidano la melodia che poi esplode in tutta la sua eticità nel ritornello con le voci di tutti i protagonisti assieme. Grande finale per un disco epocale. Un album così coinvolgente e toccante che lo sia scolta di continuo senza sosta. Riascoltare oggi gemme come “Carmelita, Frank and Jesse james”,Poo Poor Pitiful Me”, Hsten Down The Wind” dà una morsa al cuore di tutti coloro i quali hanno amato la musica di Warren Zevon. Il rimpianto e ildolore per la sua morte sono ancora forti, la musica tutta ha perso uno dei suoi grandi protagonisti. Per fortuna Warren ci ha lasciato capolavori come questo album che ne terranno sempre vivo il ricordo.