Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: |
“Non ricordo gli anni 70 perchè ero in vacanza e andava bene così” cantava qualche anno fa Daniele Groff. Ai Breakfast non andava bene così e sembrano ricordarsene bene non solo degli anni 70 ma anche dei gloriosi sixties da cui pescano a piene mani per creare il sound di questo nuovo disco. Esce sotto Mescal il secondo lavoro in studio del duo italo-australiano formato da Enrico e Maurice dopo le varie incomprensioni, se così le possiamo chiamare, con la loro precedente etichetta (santeria/audioglobe). Un misto di pop e psichedelia di chiara matrice Beatlesiana in cui forti si risentono, anche, gli echi delle collaborazioni di Maurice alla consolle per vari artisti della scena italiana (tra l’altro suo è il remix di “Varanasy baby” degli afterhours). I testi sono tutti in inglese, fatta eccezione per parte di “let me be” dove compare la voce femminile di Zita, il chè rende questo prodotto facilmente esportabile anche all’estero. Dieci canzoni godibili e attraenti, alcune delle quali rimangono veramente in testa come ad esempio il singolo “Carry on”, accompagnato da un video molto carino che vede come protagonisti i due musicisti e delle inquadrature molto particolari. “Take me home” è forse la canzone più bella del disco, con una chitarra acustica e un cantato delicato parla della voglia di scappare e dell’apparenza che ostentiamo nei giorni più buiquando tutti pensano che quel sorriso stampato sulle labbra sia simbolo di soddisfazioe e non una maschera ben calata sul viso in attesa del momento di una partenza in solitario. La già citata “Let me be” è porta bandiera delle incomprensioni di coppia, di quelle piccole domande che a volte non ci poniamo e dove basterebbe un “come stai?” per risolvere tutta la faccenda.
“Ordinary heroes” è un disco interessante che già a partire dalla grafica di copertina,riconducibile a quella di Pet sound dei Beach boys, si presenta come tributo a quegli anni dove i Beatles regnavano sovrani e vivevano in sottomarini gialli, anche se qui il suono è leggermente più cupo e sintetico sembra di fare un piccole e gradevole salto nel passato della musica trovando comunque echi del folk-pop degli sparklehorse e del lo-fi più accentuato. Una dedica all’eroe ordinario, quello vero e spontaneo che si batte con i problemi quotidiani che gli vengono presentati davanti come l’amore che non va come dovrebbe, i risultati che vengono sottovalutati dagli altri, gli sbagli e gli errori che tutti prima o poi compiono, e tutto questo nel disco dei Breakfast c’è e vive tra le loro note. Una bella sorpresa che riconferma la buona attitudine pop di un gruppo con le idee chiare e sopratutto molto buone.