I Veils, chi ?

Io “ma lo sai che siete di gran lunga meglio dei Veils”
Aaron Gilbert “Shhhhhhhh. Non lo dire in giro!”
Chissà quante volte il giovane Aaron Gilbert, tastierista dei Delays, si sarà sentito dire questa frase, di certo non poche, visto il sorriso soddisfatto con cui ci saluta, come se a ogni concerto avesse una conferma in più sulle loro doti (e di doti i Delays ne hanno certo non poche).
Ripenso alla sua frase e mi accorgo che è la morale della serata: non bisogna ostentare di essere migliori quando si sa che si è i migliori. Rischieremmo di rovinare la serata a tutte le ragazzine accorse.
Personalmente però non posso fare a meno di esserci rimasto male, o meglio di essere rimasto male per chi è rimasto bene. Come si fa oggettivamente ad essere soddisfatti di 40 minuti di concerto monotoni, monocordi, piatti e senza bis?
I Veils (chi?) sono questo: un gruppo ancora troppo acerbo, che ha tanto, ma tanto bisogno di cresce e soprattutto tanto, tanto bisogno di stare su un palco.
Ingiustificabile il batterista, che quando non suona si accascia faccia sui palmi e gomiti sulle ginocchia, lasciandosi sfuggire qualche sbuffo, poca nota per il chitarrista, un The edge “dei molto poveri” che ha saputo sfornare lo stesso identico suono condito al massimo con qualche chorus e qualche delay, apprezzamenti invece per il bassista (amichevolmente detto Berto), l’unico che si muove un minimo e canta tutte le canzoni dall’inizio alla fine…

Ah sì, c’è pure quello… il bello della situazione, il cantante… l’insopportabile voce.
I Veils (chi?), è impossibile negarlo, si basano molto sulla voce, ma per loro è un’arma a doppio taglio… La voce non è, ad esempio, melodica alla Maximilian Hecker (altro che fa della voce un must), ma è sentita e straziante… e alla fine, giustamente, strazia. Diventa insopportabile, un lamento musicale finto e ruvido che dopo aver scalfito il cuore con i primi pezzi passa direttamente a rompere i co… ehm.

Insomma, tra lo show case acustico alla Feltrinelli (0re 17:30, durata 25 minuti) e il concerto serale all’Horus (ore 23:00, durata 43 minuti) , i Veils (chi?) hanno lasciato veramente un brutto ricordo di sè, sciorinando le loro canzoni controvoglia, facendo i cool quanto basta per conquistare le ragazzine, i glamour quanto serve per far gioire il pubblico trendy accorso per l’ “evento” (ma evento de che?), i musicisti quanto ce n’è bisogno per dire “alla fine sanno suonare…”
E l’unica canzone per cui ero veramente venuto, More Heat Than Light proposta in chiusura senza aggressività, piatta, poco incisiva.
Fortunatamente la gente ha potuto gioire dei Delays, e di questo ne sono certo.
Personalmente al 4° brano sono uscito fuori dalla sala dell’horus di corsa per andare ad accaparrarmi un cd… e ho trovato una piccola fila di gente che come me si era fiondata su Faded Seaside Glamour, l’album in questione che sta girando ora nel mio lettore e che presto avrà una recensione…
Ma torniamo al live… mi è difficile dirvi le canzoni, ma vi posso dire che i Delays sono un gruppo che sembra essere nato e cresciuto sul palco. Aaron, il tastierista, gioca con un sequencer e dei moog creando tappeti in bilico tra gli anni 80 e i The Music. Non sembra ma è lui il punto di forza della band, che costruisce la base su cui i delays si ergono, riuscendo a far muovere tutto l’horus con i suoi beat e i suoi programming.
Il batterista, Rowly sembrava non vedesse l’ora di picchiare le pelli. Rapito dal sound tiene il tempo ondeggiando con la testa, ma a guardarlo bene sembra che tutto il suo corpo sia invasato dalla musica.
Ho notato poco il bassista perché, lo confesso, sono rimasto colpito dal chitarrista. E’ Dominic Chad, ne sono sicuro, il glorioso chitarrista dei Mansun, sembra così giovane che ricorda addirittura i tempi in cui stava con i Grind!
E’ una gioia sentire il muro di suoni di questi giovani ragazzi… un misto di anni 80 rivisti in chiave brit (proprio come i Mansun) melodie alla roxette/eurythmics con un sound alla The music/suede, notevolissimi.
E solo allora mi torna in mente il sorriso piacione di Aaron, contento così com’è di questo piccolo tour a spalla dei Veils (chi?), questo perché sono sicuro che anche lui avrà fatto il mio stesso ragionamento: Tra un paio d’anni mi vedo con un amico a parlare di musica e dire orgogliosamente
“Io ho visto i Delays col tour del loro primo album, erano in supp.. cioè erano loro, e come gruppo di apertura i Veils”
e vedo il mio interlocutore rispondermi…
“… i veils… I VEILS CHI?!”

Grazie molte a Ciumpo di www.radiosonic.it