Radio Dept.: Incantati davanti al cielo del dipartimento delle radio..

Mesi che giravano voci, volantinaggio estremo e banner sui vari blog: il tutto trova il suo compimenti nella serata del primo maggio, nel Covo bolognese dove,finalmente, i Radio Dept. suonano in Italia. Ad aprire la serata prima del gruppo svedese un'ottima “tribute” band dei, purtroppo, non conosciutissimi Television Personalities, direttamente da Pordenone i tre ragazzi, simpatici e bravi si mettono alla prova per una buona mezz'oretta dimenticandosi di annunciare il loro nome sul palco, solo successivamente verrò a vonocienza del fatto che sono i Sixtynine and the continuos people. Subito a seguire è il turno dei Radio Dept., in quattro con due chitarre, un basso e una tastiera e un lettore cd che prende il posto alla batteria, qualche minuto per poter mettere a posto la voce e inizia “Keen on boys” che cede velocemente il posto a “Where damage isn't alredy done” di una bellezza pari a quella che si percepiva sentendola su disco. Le canzoni suonano meno sintetiche, intrappolate in una dimensione più garage e ruvida pur non perdendo la delicatezza vellutata a cui ci avevano abituati, la chitarra è più sporca quasi come se accarezzasse quella degli Jesus and Marychain che, durante l'ascolto di “Lesser Matters”, sembravano un'influenza tra tante, la parte elettronica che li legava, invece, ai Notwist sembra essersi volatilizzata e aleggia leggera sopra gli occhi dei quattro musicisti per lasciare un ricordo della sua esistenza. Al momento dell'esecuzione di “1995” tutto sembra rarefarsi, l'aria diventa un pò più pesante e sfuocata, intensa e apprezzata un pò da tutti che muovono le labbra e socchiudendo gli occhi si lasciano trasportare dalle note. Alla fine di “your father”, diventata più aggressiva davanti al viso del pubblico, il cantante, che fino ad ora di era alternato tra chitarra e una piccola tastiera, si sente in dovere di fare qualche ringraziamento in particolare agli organizzatori, da polaroid a indiepop, che si trovano dedicata “I don't need love, I've got my band” pescata dall'ep Pulling our wight”. Appena nove canzoni, uno show relativamente corto ma intenso e sognante, una prova che il dream pop non è morto insieme ai My Bloody Valentine. Se penso alla Svezia solitamente mi vengono in mente paesaggi fiabeschi e surreali, colori caldi e avvolgenti, cieli dalle tonalità mai viste e folletti, i Radio Dept. sono stati capaci a portare tutto questo qua, in Italia, in una piccola sala, su un palco nuovo, davanti a un pubblico accorso tramite un buon passaparola, sotto a un soffitto di cemento. Se questa non è magia…