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Nuotano in assenza di gravità e questa è una delle notizie più certe che vi possofornire sui Radio Dept. Ma partiamo dal inizio: i Radio Dept. vengono dalla fredda Svezia, sono in quattro, fanno un twee/dream pop elettronico davvero piacevolissimo e sono ancora, purtroppo, senza una distribuzione italiana. “Lesser Matters” è il loro debutto ufficiale sotto la supervisione dell’etichetta Labrador (fautrice di gruppi loro affini come i Club 8), si tratta di un disco dai suoni surreali e un pò sporchi, cosa che lo rende ancora di più fuori da una collocazione temporale precisa. Tredici tracce che si ritagliano un piccolo spazio nel cuore di chiunque rimanga affascinato al loro ascolto. La favola inizia con il suono elettronico di una leggera pioggia estiva sotto il quale si bagna leggermente “Too soon” e con i capelli ancora umidi ci troviamo davanti la sognante “where damage is alredy done” dove le voci e le chitarre sembrano arrivare da tanto lontano e dove un immaginario disturbo di frequenza diventa storia e poesia. “Keen on boys” rimane sulla scia di quelle sonorità macchiate e si perde nella sua immediatezza elettronica fino a lasciare il posto a una dolce “why won’t you talk about it?” che nel suo essere così stupendamente pop risente quasi di echi dei Belle and Sebastian più lenti. “1995” è sicuramente un tributo a quel “1979” che cantavano gli mashing Pumpkins ai tempi di “Mellon Collie and the infinite Sadness” e vi assicuro che è difficile non innamorarsi profondamente della sua melodia e delle sue parole. “Your Father” profuma di ricordi sbiaditi e passati mentre “Ewan” si candida ad essere il pezzo più rock di tutto il disco, dove la batteria prende il sopravvento e l’elettronica si scosta un pò in un angolo in attesa del gran finale affidato a “lost and found”, lenta ballata dalle tinte fantasy. Ma le parole suonano sempre un pò vuote e forvianti davanti a dischi così, quelli che ti colgono un pò impreparato e si insinuano fino in fondo alle vene. Un buon mix tra i già citati Club 8, i Postal Service più cupi e i Notwist di “Pick up the phone”, e poi ancora un pizzico di atmosfere dream/shegaze dei My Bloody Valentine e dei suoni sporchi degli Jesus and Marychain, quel pop elettronico che, dopo l’uscita di “Neon Golden”, sta finalmente trovando la strada giusta per essere apprezzato da un buon seguito di persone (e lo ammetto, sono pienamente tra queste). Un disco dai contorni un pò sfuocati e dei colori autunnali, capace di riscaldare l’animo dal profondo, da gustare nei giorni freddi quando la Svezia non appare poi così lontana.