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David Honeboy Edwards è, assieme a Robert Lockwood Jr., l’ultimo grande solista rimasto della prima generazione di bluesman . Egli è infatti nato nel 1915 in una non meglio precisata piantagione del Mississippi. Ha conosciuto e ha suonato con tutti i più grandi bluesman d sempre da Robert Johnson e Charlie Patton in poi. Nonostante questo però il nostro non compare quasi mai sui libri o nelle compilation dedicate ai grandi del blues, il suo personaggio è sempre rimasto un pochino ai margini dell’industria discografica. Non perché gli manchi il talento ma per scelta personale. Honeboy è un uomo vecchio stile, la sua idea del blues è ancora legata a quella originale di musica nata per essere suonata dal vivo. Infatti nonostante sia in giro da quasi 70 anni ha inciso solamente 6 album più qualche singolo. Il suo è un blues grezzo, tipicamente deltaico e anche questo ha contribuito a far si che le grandi etichette musicali non abbiano mai stravisto per la sua opera. Nonostante la scarsità di materiale su disco gli appassionati di musica del diavolo conoscono molto bene il suo nome perché David ha sempre suonato tantissimo dal vivo. Negli ultimi anni a causa del nuovo interesse sorto verso il blues down home, dovuto soprattutto al successo degli artisti di casa Fat Posssum, sono venute alla luce alcune sue vecchi registrazioni degli anni 60 tenute inspiegabilmente nascoste da molte grandi label discografiche e finalmente il nostro si gode un po’ del successo che non ha mai ottenuto begli anni d’oro del Chicago blues. Il suo smisurato amore per il blues del delta lo ha reso oggi come uno dei pochissimi bluesman capaci di suonare la musica dei padri così come era stata concepita. Il suo stile ruvido alla slide ha influenzato molti giovani musicisti e su tutti Eric Sardinas che ha voluto Honeboy ospite nel suo secondo album. “Shake ‘Em On Down” è a mio avviso uno dei suoi dischi migliori e vede la partecipazione di Madison Slim all’armonica e di Jimmy D Lane alla chitarra elettrica; quest’ultimo è il figlio del grande Jimmy Rogers, una delle leggende del Chicago Blues. 15 tracce che comprendono anche una lunga intervista, tutte di grandissimo livello divise tra composizioni originali di Edwards e cover di lusso. David si dimostra eccezionale sia quando interpreta Charlie Patton nella iniziale “High Water Everywhere” dove il nostro sa ricalcare alla perfezione lo stile del “founder” con un cantato sofferto,incentrato su una voce roca e segnata dagli anni dal tabacco e dal whiskey, dove le parole vengono strascicate come in un lungo lamento tipico degli holler dei campi e il tipico battere sulla cassa della chitarra per dare maggior forza ai bassi proprio come faceva il grande Charlie. Straordinari anche i brani da lui scirtti in cui viene accompagnato dall’armonica di Madison Slim come nella superba “Drop Down Mama” dove possiamo godere di tutta la sua maestria alla slide. La title track è invece uno dei brani più celebri di Bukka White che David esegue con l’apporto anche di Jimmy D Lane alla seconda chitarra dando un’altra prova di grandissima padronanza sia dello strumento che della voce anche in un brano più melodici come questo. Sempre accompagnato da Lane e Slim il nostro segue anche “Louis Louis Blues” un vero inno al col suo andamento cadenzato e sofferto dove la slide di David ci regala numeri sensazionali. Il disco prosegue su queste coordinati per tutti gli oltre 60 minuti della sua durata, un vero grande omaggio alla musica del Mississippi interpretata in maniera splendida da una delle ultime leggende viventi che tutti gli amanti del blues dovrebbero riscoprire alla svelta. “Shake ‘Em Down” è un album che profuma di aira salmastra di palude, denso come il fango e pungente come il whiskey di contrabbando proprio come deve essere il vero delta blues.