Byrds – Mr. Tambourine Man

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Se si scorre la storia del rock a ritroso è difficile trovare un’altra band capace di sfornare in appena 4 anni 6 capolavori assoluti uno dietro l’altro come hanno fatto i Byrds. Partendo dall’esordio di “Mr. Tambourine Man” del 1965 per arrivare a “Sweetheart of the Rodeo” del 1968 i nostri non hanno sbagliato un colpo, 6 dischi 6 gemme imperdibili. Una rara ed ineguagliabile mistura di melodie country e pop, lievi tratti psichedelici, derivazioni folk vellutate armonie pop rock. Il tutto fatto all’insegna della continuità e della crescita per giungere all’apice con “Sweetheart..” disco che da ufficialmente vita (assieme a quelli dei Buffalo Springfield) al country rock. Ma forse la cosa più importante che i Byrds lasciano alla musica sono le loro geniali intuizioni. Nel loro percorso di crescita i nostri hanno toccato , sfiorato accennato nuovi stili e nuovi suoni che hanno poi dato vita a decine di modi diversi di interpretare la musica e hanno ispirato migliaia di gruppi appartenenti ai generi più disparati. Gli anni ’60 sono stati il periodo musicalmente più florido di sempre: nascevano nuovi generi e nuovi stili praticamente ogni mese, c’era nell’aria una creatività che poi non si è più ripetuta. Un musicista che voleva percorre strade nuove, che aveva voglia di inventare no0n doveva far altro che ascoltare un disco dei Byrds e trarne spunto. McGuinn e soci forse non hanno mai portato a compimento nulla tranne il country rock (che non è certo poco) ma hanno tracciato la rotta che ha guidato altri, loro hanno acceso decine di scintille da cui sono divampati i fuochi. Il tutto era reso possibile dalle diverse influenze musicali dei suoi componenti i quali erano però in grado di farle convivere grazie alla loro genialità. Su tutti ovviamente Roger McGuinn e David Crosby che della band erano i leader carismatici e non solo. Non vanno però dimenticati Gene Clark, Chris Hillman, Michael Clark tutti musicisti di grandissimo livello come hanno dimostrato poi le rispettive carriere soliste. Ognuno dava il suo fondamentale apporto al sound unico della band. Un suono così vario e ricco da essere davvero di difficile connotazione; in esso ci sono elementi di raga indiano, di country e folk, suoni spaziali e psichedelici, echi di west coast e di pop inglese, c’è Dylan e ci sono i grandi della tradizione americana. La chitarra a dodici corde di McGuinn da un segno unico con il suo “jingle jangle”così come le melodie di Crosby. Come abbiamo accennato prima l’avventura inizia nel 1965 con questo “Mr. Tambourine man”: il brano che da il titolo al disco è inutile ribadirlo, quello di Dylan. Questo album mette in mostra tutta la grande creatività della band che si esprime in questo caso con un singolare folk rock. La title track diventa subito un hit di enorme successo grazie alle armonie vocali il tintinnio tipico della 12 string di McGuinn (quello che appunto basandosi su un verso della canzone verrà battezzato come “jingle jangle”) e una grandissima melodia. Questo brano impone il folk rock come uno dei generi più popolari del periodo e i Byrds come punto di riferimento per chiunque voglia cimentarsi con questi suoni. MA tutto l’album è pieno zeppo di grandi canzoni. Tante le cover di Dylan come “All I Really Want to Do”, “Spanish Harlem Incident”, “Chimes of Freedom”. Le versioni dei Byrds proiettano I grandi brani folk del menestrello in un nuovo universo vicino al rock e fanno capire a Bob stesso che forse è giunto il momento di passare al suono elettrico. Il resto succede a Newport e fa parte della storia della musica. Ci sono anche ottimi brani scritti dalla band come “I’ll Feel a Whole Lot Better” segnato sempre dalla chitarra di Roger e dalle geniali intuizioni sonore di Crosby. Grande spazio viene dato al tamburello uno degli elementi cardine del suono del gruppo. La sognante “Here Without You” ci mostra il lato più romantico dei Byrds mentre “The Bells of Rhymney” quello più attento alla ricerca di nuove influenze musicali con i primi richiami a sonorità orientali. La band sa dosare con sapienza canzoni cantate in coro a brani con voce solista creando un riuscitissimo caleidoscopio sonoro in grado di attirare sia l’ascoltatore più esigente verso le novità che quello più distratto che cerca le grandi melodie e i ritornelli facili. “Mr. Tambourine Man” è la prima tappa di un viaggio fantastico verso l’evoluzione del rock. Non è forse il disco più creativo ed innovativo dei Byrds ma è il punto di partenza, la scintilla che ha fatto esplodere un suono che ha dominato un intero decennio e che ancora oggi è molto attuale. Un vero caposaldo della nostra musica, l’unione perfetta tra Beatles e Dylan, un disco da avere assolutamente.